Rivista Rotary | Dicembre 2014 - page 17

Il nostro stile è di non arrenderci, in questo modo abbiamo re-
alizzato cose grandi e provato al mondo a noi stessi che pos-
siamo fare accadere cose grandi”. Provare a se stessi che è
possibile realizzare cose grandi presuppone il fatto di credere
nelle proprie capacità; uno dei programmi più proficui del Ro-
tary è proprio quello di spronare i giovani a mettere a frutto il
loro talento ed affrontare i problemi con creatività, imparando
a trovare soluzioni personali e collettive, a seconda dei casi.
Il Presidente Internazionale ha partecipato con entusiasmo
al WIR (Walking in Rotary), seminario formativo rivolto a
rotaractiani, interactiani e persino under 12 del distretto
2080, che si è svolto presso il Liceo Giulio Cesare di Roma.
Presenti anche i 47 ragazzi di nazionalità straniera, ospiti del
programma “Scambio Giovani”.
Non sono mancati contatti con rappresentanti delle Istituzio-
ni e autorità locali, dal Vicesindaco di Roma al Ministro della
Salute al Papa in udienza pubblica. Un privilegio, quest’ul-
timo, che possono vantare in pochi. Per l’occasione, Huang
ha consegnato al Santo Padre il più alto riconoscimento
rotariano riservato ai capi di Stato e a personaggi eccezionali.
Ritengo che il valore prodotto dall’interazione, ovvero la
possibilità di conoscere cose nuove vada di pari passo con la
capacità di sviluppare il pensiero critico, in senso filosofico,
cioè la capacità di analisi, deduzione e trasformazione di in-
formazioni, un processo che ha in sé il germe del progresso.
La tolleranza deriva dal pensiero critico e scaturisce nella
capacità di mediazione. Tutte queste caratteristiche e abilità
sono proprie del buon rotariano e ne giustificano, a mio avvi-
so, la gratificazione e la soddisfazione come animale sociale,
che si rende utile alla società come naturale conseguenza del
suo bagaglio di apprendimento e della sua sensibilità.
La sensibilità verso il prossimo è ciò che ha prodotto uno dei
più grandi successi del Rotary, l’eradicazione quasi totale
della poliomielite nel mondo. Un progetto che trent’anni
fa, agli inizi, era solo un miraggio ed oggi è realtà. Quali e
quanti sono i poliomielitici e come vivono? Non c’è bisogno
di andare in un Paese del terzo mondo per scoprire gli effetti
devastanti di questa malattia. Per il Presidente Internaziona-
le, a Roma, si è esibito un ospite d’eccezione. Il suo nome
è Dergin Tokmak, la stampa lo ha definito l’Angelo con le
stampelle. Di origine turca, all’età di un anno Dergin perde
l’uso delle gambe ma questo non gli impedisce di inseguire il
sogno di ballare. Oggi si esibisce in tutto il mondo e ballare
per il Rotary ha avuto un significato speciale, sia per noi che
per lui.
Per tornare all’interazione, il prossimo giugno a San Paolo in
Brasile ci sarà la convention mondiale del Rotary, ed è certo
che ad incontrarsi non saranno occidentali e orientali, gente
del Sud e del Nord ma rotariani d’Oriente e d’Occidente, del
Sud e del Nord. Ed è proprio questo l’ultimo (ma forse il più
importante) punto di forza che ho trovato: il Rotary è da sem-
pre una grande famiglia.
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unia
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GARY HUANG A ROMA
17 i viaggi del Presidente
Dergin Tokmak, ballerino sopravvissuto alla poliomielite, si è esibito a Roma in occasione della visita del Presidente Internazionale del Rotary.
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