Rivista Rotary | Aprile 2015 - page 24

la profonda compassione che provai quando vidi mia nonna
soccombere a questa malattia.”
I Morby incontrarono Tanzi nel 2004, quando si stava in-
gegnando per trovare il gene responsabile della forma di
Alzheimer più comune per le persone con ultra sessantenni.
“Quando io e mia moglie comprendemmo le scoperte geneti-
che di Tanzi, capimmo l’importanza di quell’uomo”, racconta
Morby. Tanzi costituì un dream team di ricercatori di classe
mondiale per riuscire nell’intento del CAF. In pochissimo
tempo scoprirono nuovi geni responsabili dell’Alzheimer, e
basandosi su quello che avevo appreso sulle mutazioni ge-
netiche di questi geni, lavorarono su una possibile terapia
medicinale.
Questi successi stavano portando il CAF a raggiungere il pro-
prio obiettivo. Ma i fondatori vollero velocizzare sempre più la
raccolta fondi e la ricerca. Nel 2010, in un incontro fortuito,
il Rotary entra nella vicenda. I Morby stavano cenando al
Vineyard Golf Club, accidentalmente si rovesciò una bevanda
e un uomo seduto in un tavolo vicino aiutò repentinamente
recuperando i cubetti di ghiaccio. Era Dick Pratt, un rotariano
di lungo corso del Rotary Club Martha’s Vineyard. “Comin-
ciammo a parlare in amicizia”, racconta Morby. “Pratt mi
chiese che cosa facessi, e gli raccontai di essere il presidente
della Care Alzherime’s Found, e di come stavo spendendo il
mio tempo nel cercare una cura alla malattia.” Parlarono per
ore, dopodiché Pratt invitò Morby a parlare a una conviviale.
Le sue parole mi colpirono: “molti rotariani hanno o hanno
avuto qualcuno nella loro famiglia affettò da Alxheimer, e
le persone sono terrorizzate di poter fare la stessa fine”. La
presentazione instaurò un effetto a catena: Morby portò il
proprio messaggio da un club a un altro, dopodiché all’intero
Distretto 7350 e al Rotary Institute di quella zona. I club si
impegnarono in campagne di raccolta fondi per finanziare la
ricerca. Nel 2012 Morby fu invitato a parlare alla Convention
RI a Bangkok e l’anno successivo salì sul palco di Lisbona
insieme a Tanzi. “Siamo travolti dal supporto che il Rotary ci
sta donando, Dobbiamo purtroppo mandare a casa qualcuno
perché le sale conferenze non sono abbastanza grandi”.
Michael Curren, un socio del RC Reading che divenne vice-
presidente del CAF nel 2011, ha ribadito: “la gente continua
a dirci che l’Alzheimer ha infettato un dato villaggio o una
comunità e ci chiedono cosa devono fare. A Bangkok, una
donna sudamericana che stavano lottando grazie all’educa-
zione al paziente, e un’altra persona, americana, ci raccontò
che cercava di fare qualcosa. L’anno dopo, quando ci rincon-
trammo a Lisbona entrambe mi raccontarono dei loro sforzi
nell’anno precedente e di come la condivisione del servizio
attraverso il Rotary, gli abbia fatto fare una delle cose migliori
della loro vita.”
Nel 2013, grazie a Morby, Curren e altri soci rotariani, Il RI
Board ha approvato l’Alzheimer’s/Dementia Rotarian Action
Group
. Lo stesso anno Morby divenne rota-
riano.
C’era molto da festeggiare nell’ottobre del 2014, quando il
CAF ha onorato il suo decimo anniversario con un simposio
all’Harvard Club di Boston, nel quale Morby ha ricordato
come solo 10 anni prima sull’Alzheimer vi erano conoscenze
limitate mentre ora si era a un passo dalla cura. Nel 2005
il CAF lanciò l’Alzheimer’s Genome Project per avere una
mappa e individuare le persone a più alto rischio, e per indi-
viduare quali geni possono impedire la manifestazione. Tanzi
e il suo gruppo di ricerca hanno identificato più di 100 geni
legati all’Alzheimer e più di 250 mutazioni genetiche che
possono portare all'insorgere della malattia.
Inoltre hanno compreso meglio l’evoluzione della malattia. I
sintomi dell’Alzheimer impiegano dai 20 ai 30 anni per svi-
lupparsi, afferma Tanzi, e si riconoscono tre distinte fasi: ami-
loide, complicanza, e infiammazione. La chiave sta nel capire
come prevenire o trattare ognuna di queste fasi a differenti
età e livelli di avanzamento della malattia, “trovare il giusto
trattamento per il giusto paziente per il giusto momento”.
Un innovativo studio, pubblicato su Nature a ottobre, ha
posto le basi per stabilire una cura per ognuna delle tre fasi.
Usando le cellule staminali umane, Tanzi e il suo team hanno
calcolato di poter far crescere cellule cerebrali in laboratorio,
all’interno di speciali gel. In questa coltura si potrà far svilup-
pare e crescere le mutazioni dei primi geni che Tanzi aveva
riconosciuto come responsabili dell’Alzheimer, mettendo a
fuoco e osservando le conseguenze della deposizione delle
placche della proteina beta-amiloide sul cervello.
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ROTARY
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SPECIALE SALUTE
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