Rivista Rotary | Aprile 2015 - page 28

SPECIALE SALUTE
e terribilmente vicina alla realtà delle persone. Nella sola
Italia gli over sessantaquattrenni sono quasi 13 milioni (dato
dell'ultimo censimento) e in questi la possibilità di fenomeni
di demenza è tra il 5 e il 7% (a seconda degli studi che si
prendono in considerazione) con tassi di incidenza che cre-
scono con il crescere dell'età. Per cui quasi un milione di
persone sono affette da demenza, e di queste, in particolare,
la maggior parte è affetta dal morbo di Alzheimer. Uno stato
psicofisico degenerativo che non ha ancora una reale cura né
prevenzione, anche se gli studi del gruppo di Tanzi stanno
facendo progressi enormi, e che ha solo possibilità di essere
rallentato, monitorato e alleviato. Una perdita progressiva
della propria autonomia, della propria capacità di pensiero,
della propria incidenza sulla comunità che è un depaupe-
ramento insopportabile per la persona in primis, e per la
società poi.
Ma nonostante questo colpisca più di un milione di famiglie
nel nostro Paese (circa 49 milioni a livello globale) la de-
menza è un dramma che troppo spesso viene affrontato con
nessun strumento e supporto. La verità è che ci si vergogna
di quello che sta accadendo, si cerca di negare i propri limiti,
finché questi non diventano palesi, e a quel punto la
reazione della collettività è spesso inadeguata.
La perdita della memoria, delle capacità di
relazionarsi tramite il proprio vissuto con i
propri familiari e affetti, rappresentano i
veri drammi e angosce del malato e dei
suoi cari. È questa la sfera che realmen-
te vien colpita, una malattia del genere
non invalida una sola persona, ma tutte
quelle che le sono legate, che vivono il
lento e costante decadere di un individuo
che hanno amato, e per cui non riescono a
fare nulla. Un'impotenza frustrante
che accresce con il passare
e con il progredire della
malattia, e a cui non
si da il giusto peso
e la giusta conside-
razione. La malattia
per cui diventa uno stato di malessere familiare, e di con-
seguenza comunitario. Nonostante questo, viene comunque
sottostimata e poco supportata.
Questo moto collettivo è la vera manifestazione della malat-
tia, ed è anche su questo e per questo che nel corso degli
ultimi anni sempre più studi e interventi cercano e vogliono
coinvolgere tutta la sfera di influenze che gravita intorno al
malato, per far si di prevenire le malattie accessorie che la
demenza porta con se, soprattutto psicologiche. In questo
quadro stanno nascendo e rendendosi sempre più importanti
corsi di sensibilizzazione alla popolazione, vista sia come
possibili malati, sia come interagenti con la malattia. Corsi
che danno gli strumenti più utili e immediati al malato, ai
familiari e a chi viene in contatto con la malattia, dal lavora-
tore al volontario. Questi cammini formativi percorrono i più
svariati campi, dai più tecnici e medici, a quelli psicologici e
relazionali, andando così a preservare dal pericolo burn out,
coloro i quali vivono nella cerchia relazionale del paziente.
Un rischio subdolo e non riconoscibile ai più, che si mani-
festa con così tante sfaccettature, che senza un'autoanalisi
forte e un supporto psicologico esterno, risulta difficile da
evitare e affrontare.
In tutto questo la sensibilità del mondo rotariano
nel corso degli anni non è mancata, nè sono
mancati service a favore della propria comunità
di appartenenza, sono stati introdotti e portati
avanti per alleviare e informare sempre più, per
mettersi a disposizione in casi di reale bisogno
della società. In queste pagine potrete leggere
di alcuni progetti, tra i tantissimi attivati, che
recentemente sono stati realizzati dai club di
tutta Italia. Service che non risultano essere goc-
ce in un mare in cui una nave è ormai alla deriva,
ma solidi porti di ristoro e rifugio per chi deve
affrontare questo burrascoso viaggio.
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