Rivista Rotary | Aprile 2015 - page 30

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ROTARY
aprile 2015
SPECIALE SALUTE
Rotary Club Ivrea -
coinvolto l’architetto De Lucchi nel progetto del centro diurno Alzheimer di Salerano
Sta finalmente per avviarsi la realizzazione di un obiettivo
che l’Associazione Casainsieme sta perseguendo da alcuni
anni: dopo aver realizzato l’Hospice di Villa Sclopis a Sale-
rano prende forma il Centro Diurno Alzheimer, che troverà la
sua sede all’interno dell’interessante parco per accogliere le
persone con demenza, vera emergenza in continuo aumento
per molte famiglie, in un edificio progettato dall’architetto
Michele De Lucchi di Milano.
L’architetto, pur impegnato in questo periodo in svariate e
importanti attività, non ha dimenticato gli amici dell’Associa-
zione Casainsieme, per i quali aveva già progettato il restauro
di villa Sclopis come sede dell’Hospice, e ha voluto ancora
una volta essere vicino a questa istituzione di volontariato del
territorio con il nuovo progetto per il Centro Diurno, presen-
tato il 22 gennaio
L’incontro è organizzato dall’Associazione Casainsieme e dal
Rotary di Ivrea, club di servizio che da molti anni è partico-
larmente legato all’Associazione Casainsieme con il supporto
di iniziative di vario genere destinate a sostenerne l’attività.
Il Rotary Club di Ivrea, insieme agli altri club di servizio del
territorio (Lions, Soroptimist, Inner Wheel, Rotaract, Pana-
thlon) e al Comune di Salerano, ha recentemente raccolto
una rilevante somma di denaro da destinare alle prime spese
per l’avvio del futuro Centro Diurno.
Rotary Club Macerata -
impegno su un lungo cammino di service
Da un service a un percorso sempre più strutturato per tutta
la comunità. Ecco quello che ha costruito il Rotary Club Ma-
cerata nel corso degli ultimi anni, arrivando alla terza edizio-
ne di un percorso di sensibilizzazione e assistenza a persone
affette da demenza. L’obiettivo del service è quello di dare
supporto ai familiari, fornire nuove competenze e strumenti
agli assistenti familiari e ai volontari che operano a stretto
contatto con il malato. Il tutto lavorando in primis sulla cono-
scenza della malattia, fornendo informazioni sul decorso del-
la malattia, sulle tecniche di assistenza del malato, rendendo
così tutta la famiglia coinvolta e partecipe.
L’approccio scelto e adottato è del tipo bio-psico-sociale che
pone al centro della cura il malato, attraverso l’utilizzo di sti-
molazioni sensoriali, atteggiamenti idonei e opportuni, condi-
visioni di metodologie con tutti quelli che assistono il malato,
al fine di ridurre, per quanto possibile, l’utilizzo di farmaci.
Questo cammino punta a dare sempre più rilevanza al pro-
blema della malattia, non soltanto intesa come patologia
che affligge il singolo individuo, ma sviscerandone i risvolti
sociali e familiari. Una malattia che destabilizza un’intera fa-
miglia, e che troppo spesso non ha gli strumenti, le tecniche
e l’adeguato supporto della comunità per poterla affrontare.
I dati fin qui raccolti delineano un programma di formazione
utile e benvoluto, che edizione dopo edizione sta veramente
cambiando in meglio il senso di percezione di questa malat-
tia e della reazione della comunità stessa.
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