Rivista Rotary | Gennaio / Febbraio 2015 - page 55

lità delle acque e della vita marina che
non sono ovviamente in grado di ricono-
scere i confini nazionali o quelli delle
acque internazionali che costituiscono
la quasi totalità dell’insieme. Si tratta
di attributi spesso dimenticati, ma che
incidono in modo essenziale special-
mente nel Mediterraneo che, per la sua
storia ed evoluzione, costituisce il mare
del pianeta nelle peggiori condizioni.
A tutto questo si affianca una presso-
ché totale indifferenza dell’opinione
pubblica rispetto alle informazioni che
derivano dalla esplorazione profonda.
Ne è complice tanto il sistema della co-
municazione quanto la scarsità di risor-
se dedicate a tale settore che costitui-
sce al contrario un contesto di assoluto
interesse non tanto e non solo per le
emergenze biologiche e ambientali spe-
cifiche e la scoperta di nuove specie,
ma anche, ad esempio, per quelle ener-
getiche e minerarie. L’esplorazione pro-
fonda, che vanta al contrario nell’ambi-
to rotariano le notevoli iniziative della
Fondazione “Artiglio Europa”, si rivolge
a una parte larghissima del globo, tan-
to in estensione quanto in profondità,
quasi sconosciuta anche agli scienziati
che per vie diverse penetrano invece,
con progetti di lunga durata, il suolo
delle comete. È evidente la convenien-
za per tutti di concentrare l’attenzione
su tali attività prima di trovarsi impre-
parati ad affrontare le problematiche
che certamente deriveranno, in rappor-
to esponenziale, dalle azioni di sfrutta-
mento a fini economici in un contesto il
cui assetto appare fatalmente decisivo
per la vita dell’intera umanità.
Per il carattere multinazionale dei pro-
blemi, la Comunità Europea si è data
naturalmente vari macro strumenti d’in-
tervento che tuttavia solo di recente e
solo in alcuni settori hanno trovato una
convincente applicazione. La Conven-
zione di Barcellona relativa alla prote-
zione del Mar Mediterraneo dall’inqui-
namento (1978), poi emendata dopo il
1995 con la qualificazione di “Conven-
zione per la protezione dell’ambiente
marino e la regione costiera del Medi-
terraneo” ha esteso il suo ambito di ap-
plicazione geografica comprendendo le
acque marine interne del Mediterraneo
e le aree, appunto, costiere.
La Convenzione ha natura di quadro
programmatico di riferimento da colle-
gare alle varie forme d’inquinamento.
Speciali protocolli individuano le specie
protette e l’istituzione di Aree Speciali
Protette di Importanza Mediterranea
(ASPIM), adottando parametri di valu-
tazione legati al grado di biodiversità,
alle tipologie di habitat, nonché alla
presenza di specie rare, sotto minaccia
di estinzione.
Dalla Convenzione scaturisce nel 2008
la direttiva quadro 2008/56/CE sulla
strategia per l’ambiente marino (rece-
pita dall’Italia nel 2010) che individua
obiettivi comuni per la protezione e
la conservazione dell’ambiente marino
fino al 2020.
La direttiva stabilisce dei principi comu-
ni sulla base dei quali gli Stati membri
devono elaborare le proprie strategie, in
collaborazione, per il raggiungimento di
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Orbetello: portualità diportistica e produzione ittica sollevano questioni relative alla salute del mare.
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