Rivista Rotary | Gennaio / Febbraio 2015 - page 51

di satelliti artificiali oppure facendo
rimbalzare il segnale radio sulla super-
ficie della luna. Le associazioni radio-
amatoriali di vari Paesi hanno messo
in orbita, già da qualche decennio, dei
piccoli satelliti artificiali a uso radioa-
matoriale. La progettazione è stata in
genere demandata a radioamatori che
sono anche ingegneri e progettisti, con
l’aiuto di molti semplici appassionati,
e le ingenti spese di lancio sono state
coperte da raccolte volontarie di fondi
tra tutti i radioamatori del mondo.
Stazioni radioamatoriali sono state an-
che presenti nella stazione spaziale
Mir e sugli Space Shuttle, mentre ne
esiste una anche nell’odierna Stazione
Spaziale Internazionale.
Per poter trasmettere sulle frequenze
radioamatoriali, è necessario un appa-
rato radio adeguato. La radio è collega-
ta a un’antenna.
Un po’ di storia
Il primo radioamatore della storia è
stato senz’altro Guglielmo Marconi, che
sperimentando riuscì a mettere a punto
una nuova invenzione: la radio.
Dal colpo di fucile sparato dal fattore di
Marconi che ricevette il primo segnale
inviato da una breve distanza, sino ad
arrivare alle comunicazioni radio tra
terra e satelliti in viaggio nello spazio si
è percorsa molta strada. Buona parte di
questo lungo percorso si è potuta rea-
lizzare soprattutto grazie all’incessante
contributo di sperimentazione dato dai
radioamatori.
La tipica attività radioamatoriale consi-
ste nell’ottenere il collegamento radio
tra due o più radioamatori, o in codice
il qso, nelle comunicazioni radio si uti-
lizza internazionalmente il codice Q,
con scambio d’informazioni tecniche e
l’effettuazione di prove e test.
La stazione radio radioamatoriale
Molti radioamatori s’incontrano ripetu-
tamente in “aria“, ossia comunicano
e stabiliscono una cordiale amicizia
anche se vivono in Paesi lontani, appar-
tengono a razze diverse , parlano lingue
diverse, sono di sesso o credi diversi:
lo spirito radioamatoriale li unisce e li
avvicina anche se poi non s’incontre-
ranno mai.
I radioamatori rotariani che fanno parte
del ROAR s’incontrano via radio, stabi-
lendo nuove amicizie e ideando proget-
ti di servizio che coinvolgono club Ro-
tary di nazioni differenti, sono inoltre
attivi in caso di calamità naturali al fine
di garantire comunicazioni di prima
emergenza con le zone colpite.
In Italia i radioamatori rotariani,
che sono distribuiti un po’ in tutti i
distretti, sono: I2DMI Francesco Di
Michele del D2042 ,I5BKP Angiolo
Binazzi del D2051 , IV3EZJ Raffaele
Caltabiano del D2060, I0FTB France-
sco Bernasconi e IS0AYZ Mario Atzori
del D2080, IK6MII Aldo Marcotullio e
IZ8ISZ Antonino Di Rienzo del D2090,
IT9CCB Adriano Cutrufo del D2110;
hanno deciso di fondare una sezione
italiana del ROAR per sviluppare pro-
getti in ambito nazionale.
Chiudo come normalmente ci si saluta
alla fine di un collegamento radio: 73
da IV3EZJ che tradotto vuol dire Saluti
da Raffaele Caltabiano.
Per informazioni:
R
affaele
C
altabiano
51 fellowship
FELLOWSHIP
1...,41,42,43,44,45,46,47,48,49,50 52,53,54,55,56,57,58,59,60,61,...70
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