Rivista Rotary | Maggio 2016 - page 63

alla pubblica opinione il valore dell’impresa è il presupposto
per sostenere sacrifici, approvare riforme, far riprendere
competitività al sistema. È leadership del cambiamento. È
leadership creativa.
E arriviamo alla terza parola chiave: creatività, ovvero?
Sun Tzu, il brillante stratega militare vissuto all’epoca di Con-
fucio, ha descritto esattamente cos’è l’innovazione: “In ogni
conflitto le manovre regolari portano allo scontro e quelle
imprevedibili alla vittoria”. Si tratta di parole rivolte a eserciti
e battaglioni, ma che possono essere applicate anche alla
ricerca e all’impresa. L’innovazione è l’elemento essenziale
dell’impresa e la creatività è quello dell’imprenditore. Que-
sto non significa essere dei geni, ma essere degli innovatori
in ogni azione quotidiana: quel che fa la differenza nella
competitività industriale di un paese non sono, infatti, due
o tre “inventori geniali” o campioni nazionali, ma migliaia di
“innovatori normali”.
Un tempo sedevamo nel club mondiale dei brevetti non solo
perché Natta aveva inventato la plastica, ma perché c’erano
centinaia di piccole e grandi imprese che usavano il Moplen
per fare oggetti casalinghi di design, tubi di scarico e pel-
licole trasparenti, e la materia termoplastica più utilizzata
nell'industria italiana dava un vantaggio competitivo in tutti
i settori. Oggi o torna a essere competitiva l’Italia intera, o
in quel club non ci rientreremo più. L’Italia deve tornare a
innovare in maniera diffusa e può farlo solo grazie a un eco-
sistema favorevole, come collegamenti fra scuola e impresa e
incentivi agli investimenti in ricerca dentro l’azienda, ma an-
che grazie allo spirito creativo degli imprenditori. Insomma,
alla loro leadership.
Non esiste tuttavia un solo modello, o uno migliore, di leader-
ship applicata all’innovazione.
Accanto alla “leadership di avanguardia” - rappresentata
dagli spin-off e dalle start-up, che combattono guerre econo-
miche con le tecniche innovative degli “incursionisti”- esiste
anche una “leadership di resistenza” - rappresentata da
piccole e medie imprese tradizionali e quasi artigianali, che
conducono “guerre economiche partigiane” con gli strumenti
propri della guerriglia, quali elevata mobilità e conoscenza
del territorio. Ed entrambe le anime sono essenziali in un
sistema economico complesso come quello italiano.
Che cosa significa oggi essere leader per un giovane
imprenditore, ma anche per un Rotaractiano lanciato
verso le incognite del futuro?
Per un giovane essere un leader significa qualcosa di più di
essere un buon manager.
Non è solo strategia legata al mercato, adattabilità al cambia-
mento, propensione all’autonomia, spirito d’iniziativa e atti-
tudine al problem solving, ma significa anche valori. I giovani
imprenditori sono le donne e gli uomini che stanno tenendo
in piedi la nostra economia, che stanno cambiando volto alle
fabbriche di oggi e inventando le imprese di domani. Sono
13mila, ventenni e trentenni, di 1°, 2° o 3° generazione,
che inventano nuovi prodotti e servizi, che fanno conoscere
l’Italia a San Paolo e a Varsavia. Donne e uomini che vivono
l’impresa come una passione, come l’unica spinta che cono-
scono per cambiare il mondo che li circonda. Sono le donne
e gli uomini che sull’Italia hanno fatto la loro scommessa più
grande, perché sono consapevoli che il loro contributo può
fare la differenza, perché sono consapevoli che se il Paese
in cui viviamo non è quello che i nostri genitori sognavano di
lasciarci, allora questo Paese va cambiato. Il cambiamento
parte innanzitutto dal riaffermare il valore dell'economia di
mercato come mezzo ineguagliato per soddisfare i bisogni
sociali, creare ricchezza e lavoro, per diffondere benessere e
per garantire anche libertà e uguaglianza. La società va ricon-
ciliata con il business. Quindi si può cambiare combattendo
la mediocrazia, che ha soffocato il merito e i veti incrociati
che hanno paralizzato le riforme.
Ecco: la vera leadership dei giovani sta nella volontà di soste-
nere lo spirito giovane che ha fatto il Paese, che lo ha spinto
fra le sette maggiori economie, che ha permesso il miracolo
economico italiano, e che è essenziale per costruire un futuro
migliore del presente.
Il mio auspicio è che i giovani rimangano sempre se stessi:
imprenditori per vocazione, rotariani per attitudine, civil ser-
vant per scelta, leader per istinto!
M
ICHELE
D
ARÒ
PRESIDENTE COMMISSIONE ALUMNI DEL ROTARY - DISTRETTO 2031
LEADERSHIP
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