Rivista Rotary | Maggio 2016 - page 56

a una «verità spendibile, qual è quella dialogica», per poi
passare dall’analisi del termine “etica” al termine “legalità”,
per il quale è in atto un oblio anche semantico. Quasi sulla
scia della teologia apofatica, si procede per via negationis:
è più nota l’illegalità e «il furbo oggi gode di un inedito con-
senso». Peraltro, anche la parola “diritto” entra a fatica nella
formazione del giurista. Riportando eclatanti e scandalosi casi
di cronaca, che dimostrano come l’illegalità sia apartitica e
ateoretica, attraverso un’ampia disamina giuridico-filosofica il
prof. Incampo è pervenuto alla stessa tesi del prof. Fonseca: se
non si passa dalla coscienza non c’è legge che tenga. Dunque,
alla luce di una caduta in senso peggiorativo, per dirla con lo
struggente interrogativo di H.U. von Balthasar, cosa sperare?
«Ama il prossimo tuo è la supernorma di un mondo che non
può non dirsi cristiano. Una supernorma, che non passa dal
potere sanzionatorio, ma vive di gratuità. La legalità ha infatti
un limite rispetto a un compito più grande: non ci manca la
luce teoretica, ma la capacità di concretizzare questa luce che
si fa strada dentro di noi».
L’ultima e preziosa traccia di riflessione è stata offerta da
Giuseppe Viale, il quale con raffinata esposizione ha ripercor-
so alcuni aspetti determinanti del servire, consapevolmente
vissuti da alcuni rotariani, fedeli non all’etica del potere, ma
a quella della responsabilità. Da profondo conoscitore della
storia del Rotary e delle dinamiche rotariane egli ha invitato
a «guardare al passato del sodalizio e alla sua evoluzione»
domandandosi e domandando cosa distinguesse l’azione uma-
nitaria del Rotary, fin dagli esordi, rispetto ad almeno altre 20
istituzioni già operanti. Indubbiamente, «il contributo al bene
della collettività e il principio di lealtà, riportati nel primo do-
cumento, ossia quello del 27 luglio 1908». L’impronta etica –
ha proseguito Viale – è divenuta nel tempo sempre più incisiva
e ha alimentato la «coscienza della rappresentatività». Infine,
dopo la comunicazione dell’imminente entrata in vigore delle
nuove norme approvate dal Consiglio di Legislazione, data dal
Board Director, gli interventi del DGE Luca Gallo e dei PDG
Vito Andrea Ranieri, Giuseppe Volpe, Luigi Palombella e Mario
Greco, accomunati tutti da un’evidente attitudine al confronto
e da una appassionata rotarianità.
È legittimo concludere su come il convegno, nel segno della
corresponsabilità, abbia messo in luce la capacità del Rotary
di non abbandonare le reti, ma di far rete, e in particolare di
saper leggere i tempi con una visione prospettica che, non ap-
piattendo le forze e le intelligenze sul presente, può effettiva-
mente rafforzare il suo ruolo di cerniera tra luoghi decisionali
e società, stimolando un capillare ripensamento del concetto
di sviluppo, che esige quella passione civile della quale molti
rotariani non difettano.
M
ARIA
C
ARMELA
B
ONELLI
CONVEGNO NAZIONALE
56
ROTARY
maggio 2016
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