OPINIONI 45
S
e c’è un argomento che, nell’ipo-
tetico agone rotariano, ben a di-
ritto potrebbe ambire al podio dei
vincitori di un’altrettanto imma-
ginaria gara di frequenza, è certamente
quello dell’effettivo. A memoria d’uomo
- dovrei dire “di Rotariano” - non c’è an-
no in cui il Governatore di turno, a nome
e su incarico del Presidente Internazio-
nale, non richiami quest’argomento fra i
più importanti del suo anno e invita tutti
i Soci a riflettere e provvedere.
Perché, celia a parte, il tema è veramente
fra i più essenziali e interessa la vita stes-
sa del nostro sodalizio e richiede ormai
misure urgenti. Non starò qui a ripetere
nei dettagli i dati preoccupanti, riferiti
tra l’altro all’ultimo Congresso del Di-
stretto 2120: mi limiterò a ricordare solo
che allo scorso 31 dicembre i Soci del
Rotary in tutto il mondo erano poco più
di 1.230.000, numero pressoché uguale a
quello del giugno 1997, di quasi 14 anni
prima. In questo periodo la popolazione
mondiale è passata da poco più di 4 mi-
liardi a circa 7 miliardi di persone, con
un incremento del 68%; il nostro effettivo
non ha tenuto il passo, noi rotariani sia-
mo sempre lo stesso numero.
Non è per fatua bramosia di aumento
a tutti i costi del numero dei Soci che
il tema diventa attualissimo: invece la
vera preoccupazione è che alle esigen-
ze di un mondo sempre più popolato,
esigenze che certamente aumentano in
una proporzione maggiore di quel 68%,
dovrà cercare di far fronte un numero
sempre uguale di Rotariani. Se si vorrà
venire incontro alle necessità di un mon-
do sempre più popolato, i cui bisogni
aumentano in modo esponenziale, ce la
farà un numero sempre uguale di Rota-
riani? Un’associazione internazionale
che si propone gli scopi del Rotary - scri-
ve il PBDRI Cardinale - necessita di una
consistente forza contributiva quanto
operativa.
Come se le cifre su accennate non ba-
stassero, la questione è ulteriormente
complicata dal fattore età dei Rotariani,
solo l’11% dei quali ha meno di 40 anni, il
68% è oltre i 50 e il 39% di essi è oltre i 60.
Non ci vuole molto
(scriveva testual-
mente il PPRI Banerjee)
a vedere dove
ciò può portarci se non riusciamo a fa-
re qualcosa ora”
.
Se volessimo riassumere in un solo rigo
quest’annoso problema: i Rotariani sono
sempre più pochi e sempre più vecchi.
Quali i rimedi? La questione, com’è chia-
ro, è universale, e quindi richiede prov-
vedimenti a carattere ubiquitario. Non è
questa la sede, né è compito di chi scrive
indicare la terapia adatta, ma solo di pre-
sentare alcune considerazioni, non del
tutto marginali.
Di certo hanno avuto scarsa o nulla ef-
ficacia talune “campagne” di stampo na-
poleonico tendenti ad aumentare in mo-
do sbrigativo e avventato il numero dei
soci. In un anno si è persino tentato di
risolvere la questione fornendo addirittu-
ra ad ogni Distretto un ampio stendardo
con la scritta “ARRUOLATEVI NEL RO-
TARY!”, da montare sopra un tavolino
con tanto di moduli da sottoscrivere: il
tutto da porre nelle pubbliche piazze,
nelle stazioni ferroviarie, negli aeropor-
ti, all’uscita dei luoghi di culto! La pre-
tenziosa iniziativa (della serie “legione
straniera” o “esercito della salvezza”) fu
attuata da un numero esiguo di Distretti,
uno dei quali (non occidentale!) al termi-
ne dell’anno rotariano venne premiato
per avere avuto in quell’anno un incre-
mento di soci del 1500% (!); l’incremento
però nell’anno successivo scomparve del
tutto, così come si ridusse a zero quello,
peraltro modesto, raggiunto in tutto il
mondo. E una cappa di pietoso silenzio
avvolse la sconosciuta parola “qualità”
dei neo-ammessi-neo-dimissionati.
Resta il fatto, incontrovertibile, che i
Club invecchiano perché mancano le
nuove leve e così i Soci, anche per soli
motivi anagrafici, si riducono di numero,
mentre le nuove ammissioni sono infe-
riori alle partenze.
Quando il caro amico Alfonso Forte mi
ha suggerito il tema di queste note, mi è
venuto subito in mente l’adagio cicero-
niano
Historia magistra vitae
(che poi
non è vero, secondo molti: Boncinelli so-
stiene che “L’unica cosa che la storia in-
segna è che la storia non insegna nulla”,
mentre Coleridge afferma “La storia non
insegna nulla: la sua luce è una lanterna a
poppa che illumina soltanto le onde die-
tro di noi”.)
Comunque, la storia da cui mi sono sen-
tito ispirato era il ricordo di un noto mi-
nistro italiano (Sidney Sonnino) che nel
EFFETTIVO
CHE C’É DI
NUOVO?
GUARDA
CHI SI VEDE
E PARLIAMONE
ANCORA
UNA VOLTA
Andrea Bissanti
1...,37,38,39,40,41,42,43,44,45,46 48,49,50,51,52,53,54,55,56,57,...68