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OPINIONI
OPINIONI
G
ennaro Maria Cardinale, nel
numero di settembre di questa
rivista, ha scritto un articolo
importante e preoccupato sul
futuro del Rotary. Ha Insistito, tra l’altro,
nel dire che “...
è il momento di riflette-
re, è tempo di chiedersi che cosa voglia-
mo essere, quale cammino vogliamo
percorrere, ma soprattutto quale futuro
si vuole per il Rotary...”.
Ho voluto anch’io accogliere questo suo
invito e ho cercato di riflettere, anche
assieme a altri rotariani ricchi di espe-
rienza e di ancora attuale impegno e ade-
sione. Che ci sia bisogno di riflettere è
certamente vero. Così com’è anche vero
che il nostro amore per il Rotary deve
farci esprimere con una sincera ed equi-
librata disponibilità e libertà critica. Il
Rotary, in tutte le sue articolazioni, non è
la perfezione assoluta, non ha raggiunto
uno sviluppo tale da considerarsi defi-
nitivo. Come tutte le cose umane “...
ha
ampi margini di miglioramento...”.
Il
mondo cambia, cambiano i modi di vita,
cambiano le esigenze, le disponibilità, le
culture, le motivazioni al fare. Il Rotary
può invecchiare e decadere se pretende
di essere al di fuori o, peggio, al di sopra,
di questa realtà in cambiamento.
Il Rotary, nella sua storia più che cente-
naria, ha seguito un progresso che l’ha
portato a essere un’aggregazione di ri-
levanza mondiale, ma questo suo pro-
gresso è stato veramente uno “sviluppo”
nel senso proprio del termine, cioè una
sua crescita in modo conforme alla sua
essenza? Personalmente, ma non solo io,
credo che ci siano alcuni aspetti che me-
riterebbero di essere ri-meditati, proprio
alla luce dell’essenza del Rotary, delle
diversità culturali e del cambiamento
socio-culturale. Il problema forse più
importante e contemporaneamente più
difficile, è la ricerca e l’attuazione di un
equilibrio sempre precario, ma anche
per questo sempre da ricercare, tra IN-
DIVIDUALITA’ e APPARTENENZA, tra
i bisogni e le esigenze, le diversità sto-
riche, culturali, ambientali, dei soggetti
(soci, club, distretti …) e la necessità di
conservare una unitarietà organica del
Rotary. Un altro problema è la ricerca,
la diffusione e l’attuazione del vero e
autentico
significato del servizio
, in una
società moderna. Infine (ma non sareb-
bero certamente finiti qui i problemi) il
recupero di una cultura e di un’operativi-
tà di
elevata qualità
.
Il problema del rapporto tra individualità
e appartenenza, richiede per essere af-
frontato, la consapevolezza che ogni or-
ganizzazione non può più reggersi su una
democrazia formale e sostanzialmente
di vertice. Nella gestione del personale
delle organizzazioni aziendali si è neces-
sariamente passati dal “Capo” fondato
sull’autorità, al “manager” fondato sui
risultati, al “leader” fondato sulla parte-
cipazione.
E’ vero che l’appartenere a un’aggrega-
zione come il Rotary, richiama, dopo la
volontaria adesione iniziale, una serie
d’impegni, di doveri e di obblighi. E’ vero
che, come giustamente sostiene Cardi-
allarga anche ai non Rotaractiani, ecc.
Si noti il “
devono
”, anche nella traduzio-
ne italiana ufficiale, manifesto invito ad
un’azione attiva.
I club possono esonerare i nuovi soci
di età inferiore ai 35 anni al pagamen-
to della tassa d’ammissione e delle quo-
te sociali, o possono farsi carico degli
oneri distrettuali richiesti a tali soci
”.
A queste norme del Manuale (il Code of
Policies poi ne precisa in dettaglio qual-
cuna) va aggiunta l’altra ben nota che eli-
mina del tutto la tassa d’ammissione per
gli ex-Rotaractiani e per gli Alumni del RI
e della RF, se ammessi nei Rotary Club
entro un anno dalla cessazione del pre-
cedente rapporto. Vorrei infine ricordare
che l’ammissione dei giovani non serve,
come talora si sente affermare, ad abbas-
sare l’età media dei Soci, pedestre anche
se valido contentino statistico; ma serve
a garantire al Club idee fresche, entusia-
smo, voglia di fare, disponibilità, tutte
doti che non sempre i più anziani (d’età e
di corso rotariano) dimostrano di avere
vive e vivaci. E serve ad assicurare la vita
futura del Club e quindi del Rotary. Un
Governatore in carica (Milanesi, D. 2040)
scrive: ”Ancora troppi rotariani non vo-
gliono, per malcelato orgoglio, capire
che giovani Soci possono aiutare il Club
a migliorare proponendo confronti e mo-
delli che chi è attaccato alle consuetudi-
ni sempre più fatica a scoprire da solo”.
Sicuramente non è che pur attuando i
suggerimenti contenuti in queste note
(multiprofessionalità, cooptazione, gio-
vani), l’effettivo dei Club e dunque del
Rotary aumenti prodigiosamente dall’og-
gi al domani. Ma ci stiamo pensando
seriamente? E, soprattutto, ci stiamo
movendo un po’ tutti in questa direzio-
ne? Nulla di nuovo, sicuramente, né di
eclatante, ma il
Ritorno allo Statuto
po-
trebbe aiutarci nella bisogna. E forse non
poco. Sarebbero piccoli passi, certo: ma
la soluzione del problema dell’effettivo
del Rotary passa anche per quelli che
sembrano solo dettagli o, appunto, pic-
coli passi.
Q
ROTARY
REALE:
PROVIAMO
A RIFLETTERE
PDG Giampiero Mattarolo
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