Rivista Rotary | Aprile 2015 - page 35

cietà, che sono strettamente connesse alla funzione che gli
avvocati e i magistrati svolgono nei processi, nei quali sono
richieste, come detto, qualità non solo tecniche, ma anche e
soprattutto etiche e culturali.
Occorre quindi, nuovamente fare richiamo alla cultura e
all’etica per attingere a principi di riferimento nell’agire pro-
fessionale, sia nel processo, sia nella società. Cultura, perché
la professione, come detto, soprattutto quando interviene su
problemi umani, richiede la conoscenza dei molteplici saperi
con i quali la cultura si fonde, dal diritto all’economia, alla
filosofia, alla sociologia e alle scienze cognitive, alla lingui-
stica, e richiede altresì la conoscenza del contesto sociale
e umano nel quale la norma va applicata e manifesta i suoi
effetti.
Etica, perché i nuovi diritti inviolabili che tutelano la dignità
di ogni persona traggono origine dalle tradizioni morali e
spirituali della società europea, come solennemente afferma
il preambolo della Carta, e a tali diritti corrispondono nuovi
verso le generazioni future.
L’impulso data dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo
nella tutela dei diritti umani e dall’approvazione della Carta
di Nizza del 2000 sui diritti fondamentali, ha condotto alla
svolta storica segnata dal Trattato di Lisbona del 2009 che ha
attribuito valore giuridico, sovra ordinario rispetto agli ordina-
menti nazionali, ai diritti e alle libertà sanciti nella Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione Europea, e riconosciuto come
principi generali del diritto europeo i diritti della Convenzione
europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle liber-
tà fondamentali.
La giurisprudenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo
ha, inoltre, aperto nuove e più ampie prospettive nella inter-
pretazione e nell’applicazione di tali norme e principi negli
ordinamenti giuridici degli stati membri.
Si profila, pertanto, sempre più nettamente, un’evoluzione in
atto degli ordinamenti dei singoli stati dell’UE per l’impatto
del diritto europeo e della giurisprudenza delle corti europee
nell’interpretazione e applicazione delle leggi interne, che dà
forma a un diritto vivente nel quale la materia giuridica divie-
ne oggetto di una specifica e penetrante tutela.
È evidente che un tale scenario, dal quale emergono valori
morali e principi giuridici che investono il mondo del diritto
innovando concezioni tradizionali, impone anche ai giuristi
una riflessione sulla propria identità e sul proprio ruolo sociale
e alla società stessa sul ruolo che la sua cultura ha nel deline-
are le dinamiche che caratterizzano il diritto vivente.
È innegabile che un tale processo accentui drasticamente l’ir-
reversibile superamento di un modello professionale nel quale
i giuristi rivestano esclusivamente il compito di mero tecnico
della legge scritta, ammesso che tale carattere si possa consi-
derare, in qualche tempo, sufficiente a integrare l’identità di
una professione che storicamente ha posto la difesa dei diritti
e delle libertà delle persone al centro della propria distinzione
sociale.
Esercitare l’eccellenza non può quindi prescindere dall’appli-
cazione di principi del diritto che si fondano su valori morali,
immanenti in ogni processo, i quali disegnano un sistema di
etica professionale che integra e comprende l’ambito della
tradizionale deontologia circoscritta al rapporto professionale
e alla condotta del processo.
Essere bravi avvocati o bravi magistrati, questo è il messaggio
dovuto soprattutto ai giovani, significa certamente essere
preparati nel diritto per tutelare efficacemente i cittadini e
riconoscere i loro giusti diritti soggettivi nel processo, ma
richiede anche che si promuovano nella società i valori sanciti
nella Costituzione e nelle Carte dei diritti, perché nel processo
si specchia la società con i suoi molti difetti, ma anche, e di
questo noi rotariani siamo esperti, di altrettante virtù.
CULTURA LEGALE PER L'ECCELLENZA
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