Rivista Rotary | Gennaio 2016 - page 48

se l’azione dei club è fedele ai principi e alle regole generali
dell’Associazione, nei quali sta tutta l’identità rotariana. Il
Rotary è servizio, intorno al servizio l’effettivo trova la sua
ragion d’essere, la ‘trasmissione’ dell’immagine rotariana
imperniata sul servizio attira i nuovi soci (o induce chi del
Rotary si era fatto un’altra idea a ‘direzionarsi’ in modo diver-
so e, per la nostra Associazione, salutare). Siamo uomini di
buona volontà, che cercano di attirare altri uomini di buona
volontà con cui condividere un percorso altruistico e fattivo:
il ‘segreto’ dell’effettivo sta tutto qui”.
Che cosa si sta facendo in concreto nel Distretto?
Ho chiesto ai club di moltiplicare l’impegno in direzione del
potenziamento del servizio e dell’arricchimento dell’attrattiva
del Rotary: non soltanto in vista della cooptazione di nuovi
soci, ma anche della crescita di entusiasmo e di voglia di
appartenenza tra gli stessi soci tra i quali, qui come altrove,
c’è sempre una fascia di tiepidezza che a volte prelude all’ab-
bandono. Ho chiesto di ragionare su che tipo di "prodotto"
Rotary intendiamo offrire e in ordine al quale ci aspettiamo
che i vecchi soci non vadano via e che nuovi ne arrivino. E
ho spinto i club, a produrre progetti utili e visibili nel territo-
rio, capaci di lasciare una traccia nella qualità della vita di
persone; in ciò impegnando la disponibilità dei rotariani al
volontariato e la disponibilità dei soci a mettere a disposizio-
ne le proprie competenze professionali e un po’ del proprio
tempo. I risultati mi sembrano incoraggianti: numerosi, ad
esempio, e apprezzati dai cittadini e dalle istituzioni locali
sono i progetti di servizio nel campo della salute (screening
su varie patologie, prevenzione odontoiatrica e oculistica tra
i bambini delle scuole). I rotariani, come mi è successo di
definirli, devono prima di tutto essere artigiani del servire: né
volontariato puro inteso alla maniera delle tante associazioni
operanti in tale direzione, né volontariato quali “rotariani da
assegno”. Il rotariano deve prima servire con la testa e poi
passare all’azione. Siamo o non siamo dei leader? In questo
caso leadership vuol dire idea vincente, idea recuperata in
un patrimonio culturale, informativo e professionale di livello
superiore, quale è il nostro, e attuata conseguentemente gra-
zie a quella fitta e proficua ragnatela di relazioni che possono
accelerare una pratica, far fare una cosa al migliore profes-
sionista che per quella cosa si trova sul campo, avere la sicu-
rezza di imbatterci sempre in una persona di buona volontà e
proba. Il Rotary – scriveva Paul Harris – offre l’opportunità di
servire nei modi e negli ambiti in cui ognuno è più propenso.
Il potere di un’azione combinata non conosce limiti.
Le sue proposte/prescrizioni sono state molto incisive anche
riguardo alla vita interna dei club.
Si ha talvolta l’impressione di uno scollamento tra il Rotary e
la società non rotariana (ma potenzialmente “rotarizzabile”)
che lo circonda. È come se avessimo allestito un’università
che rischia di restare sempre con gli stessi studenti, e anzi
fatica a trattenere quelli che ha. Ho chiesto di rimodulare
certe abitudini. Vi sono anche ragioni economiche, tra quelle
che producono dimissioni o frenano l’espansione. Ho chiesto
fermamente la riduzione delle spese in conviviali e regalini,
in eleganti edizioni di giornalini di club che resistono solo un
giorno fuori dal gettacarte, e ancora, favorire ogni forma di ra-
teizzazione nel pagamento delle quote d’ingresso e di quelle
correnti. C’è stata qualche isolata resistenza, ma il riscontro
generale è stato largamente positivo. Ho chiesto, inoltre, di
far sì, nell’interesse di tutti, che l’aria dei nostri club sia
operativa, leggera, trasparente, che la riunione settimanale
sia una circostanza rilassante e salubre, senza pesanti rim-
pianti di un passato che appartiene a un’altra stagione della
società. La sintesi tra costumanze non scritte, norme scritte,
senso dell’opportunità, convenienza e adattamento ai tempi
sempre in cambiamento. Tuttavia non si possono pregiudi-
zialmente bollare come eterodossi tutti i tentativi di guardare
al di là del consumato solco della tradizione.
Incrementare l’effettivo: come si sta muovendo il Distretto?
Ho detto ai club e ai rotariani di buona volontà che stanno
collaborando con il Governatore: “Chiediamoci quante perso-
ne nella normale cerchia delle nostre relazioni meriterebbero
il Rotary (e viceversa), e invece il Rotary li ha persi di vista
non sapendoli attrarre, né tantomeno essendo andato a cer-
carle”. E inoltre ho chiesto di moltiplicare l’attenzione nei
confronti dei giovani: per cooptarli, ma non credo opportuna
EFFETTIVO
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ROTARY
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