Rivista Rotary | Marzo 2016 - page 25

Desideriamo costruire una società di uguaglianza di diritti e
doveri dei cittadini.
Nella formazione dei cittadini occorre ribadire che la violenza
a nome della religione è intollerabile, dobbiamo far compren-
dere a tutti di essere uguali. È bene ricordare che la Dichia-
razione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948
pubblicata dall’ONU non è stata riconosciuta dagli stati
islamici, che applicano invece la Sharia, legge che trae la sua
fonte dal Corano con le conseguenze che ne derivano. L’intro-
duzione dei principi universali negli insegnamenti scolastici,
uguaglianza tra uomo e donna e libertà di credo, è la base
per una convivenza pacifica tra i popoli e i propri cittadini.
L’integrazione culturale non può essere considerata un pro-
blema secondario rispetto a quello dell’assistenza materiale.
I due aspetti devono essere compresenti, altrimenti il rischio
è che i rifugiati interpretino falsamente i centri di accoglien-
za come luoghi che, in cambio dell’assistenza fornita, mirano
in realtà al proselitismo.
La questione del dialogo fra civiltà e mentalità differenti non
può comunque essere demandata esclusivamente ai volonta-
ri. Di fronte a quest’urgenza anche le istituzioni devono fare
la loro parte. A livello politico l’attenzione è rivolta ai pro-
blemi originati dall’incremento del flusso migratorio, mentre
poco o niente si fa per l’integrazione culturale, non soltanto
dell’immigrato rifugiato nella nostra società, ma soprattutto
ai musulmani residenti da una o più generazioni.
Un’errata concezione della laicità dello Stato e del “politica-
mente corretto” induce a non sfiorare in ambito pubblico ar-
gomenti che abbiano a che fare con la religione. Al contrario
l’aspetto religioso rappresenta per ogni arabo una dimensione
naturale della vita, è parte integrante della propria identità,
sia che egli professi la fede cristiana, sia che appartenga alla
comunità musulmana. Negare a chi giunge nel nostro paese
da contesti culturali così lontani notizie minime su ciò che
riguarda la cultura occidentale equivale a promuovere un
inserimento monco nella nostra società. Il giubileo sulla Mi-
sericordia di Dio è una condivisa venerazione, un passaggio
prioritario per una mutua conoscenza e rispetto, l’occasione
di un reciproco arricchimento.
L’importanza di un’azione che faccia conoscere ai musulmani
le basi, sulle quali sono fondate le società europee, sarebbe
poi accentuata dalla possibilità di divenire essa stessa la
scintilla capace di innescare quel processo di apertura dei
compartimenti stagni che oggi esistono tra Europa e mondo
arabo, tra cristiani e musulmani. È nostra priorità promuo-
vere nelle società: insegnamenti dei valori di libertà civile
e religiosa senza discriminazione tra le persone e i popoli; i
versetti coranici che inneggiano alla convivenza ed escludono
l’odio verso l’altro, alla pace fra i popoli; l’eliminazione di
tutti i testi d’odio dagli insegnamenti, ma specialmente dai
testi scolastici.
Queste azioni rappresentano una forte spinta affinché ven-
gano prese misure concrete capaci di smussare il fenomeno
del fanatismo religioso che è alimentato oggi da alcune sedi
istituzionali. Una maggiore vigilanza in questo senso appare
più che mai opportuna.
25 focus
Accoglienza dei rifugiati in Europa
Misericordia e integrazione dei musulmani in europa.
G
iuseppe
S
amir
E
id
IL CROCEVIA EUROPEO
Profughi siriani sul confine turco.
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