ROTARY |
settembre 2011
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incremento di soci e Club, si è radicato
su scala mondiale, si è consolidato come
istituzione di servizio, si è anche trova-
to a confrontarsi quotidianamente con
realtà e nature tanto diverse, si è visto
costretto, quasi fatalmente, a gestire una
internazionalità” che, continuamente,
ha imposto scelte nella gestione delle
priorità e delle emergenze.
Il Rotary è “international” e si afferma
come tale, proprio nel momento in cui,
nel rispetto delle identità, riconosce
e afferma il valore delle diversità delle
identità, convinto che tali diversità rap-
presentano una ricchezza straordinaria
per l’intera umanità. Quella umanità che
il Presidente Kalyan ci invita ad abbrac-
ciare, nella visione di una fratellanza
universale dove ciascuno di noi è “uni-
verso”, una complessità cioè di espe-
rienze, speranze, desideri, gioie e dolori.
Se vogliamo la pace, la convivenza pa-
cifica tra i popoli, dobbiamo cominciare
a trovare la pace in noi stessi, nella fa-
miglia, nella società, nei Club. I Consi-
gli Centrali che si sono succeduti, nella
previsione di raggiungere gli obiettivi
che di volta in volta si ponevano all’at-
tenzione, hanno immediatamente com-
preso che per assicurare la gestione del
presente e, soprattutto, programmare il
futuro, dovevano dotare il Rotary di un
Piano Strategico, annunciato, addirittu-
ra, all’Institute di Lugano dal Segretario
Generale Ed Futa che lo presentò come
una novità assoluta, destinato a segnare
il futuro del Rotary. Il Piano è transitato
attraverso due Institute di Maastrich e
Lille, costituito dai famosi 7 punti. Suc-
cessivamente la Commissione della pia-
nificazione strategica, alla quale come
componente europeo, ha dato un forte
contributo Elio Cerini, oggi Board Direc-
tor, dopo aver condotto una revisione e
valutazione approfondita, analizzando i
punti forti, i punti deboli, le sfide in re-
lazione alla missione, alla sua visione e
alle sue priorità strategiche, è pervenuta
alla formulazione dell’attuale versione
che prevede le tre grandi direttrici e pri-
orità: 1) sostegno e potenziamento dei
Club, promuovendo l’attenzione verso
i giovani; 2) potenziamento dell’azione
umanitaria; 3) miglioramento dell’im-
magine pubblica del Rotary. Una guida
obbligata e sicura per tutto il mondo ro-
tariano, recepita e applicata dai singoli
Club e dai singoli Distretti attraverso i
rispettivi Piani Direttivi.
Come si diffonde una nuova univoca
impostazione, nell’ambito già tanto
differenziato dal livello internaziona-
le, per rendere omogenea la crescita
dell’Associazione nel suo complesso?
Cosa significa esattamente crescere,
per il Rotary, oggi?
Mantenimento, Sviluppo dell’Effettivo,
Espansione, temi quanto mai familiari,
perché ripetutamente affrontati e dibat-
tuti, nel corso della mia recentissima
esperienza triennale di R.R.I.M.Z12C.
Anche se sotto il profilo puramente
statistico, la nostra appartenenza ha fi-
nalmente superato la fatidica soglia di
1.200.000
soci, attestandosi sugli attuali
1.350.000,
è innegabile la preoccupazio-
ne per una stagnazione registrata dopo
gli anni “novanta”, dovuta non al blocco
delle ammissioni, quanto al fatto che le
uscite” si sono equivalse, o, addirittu-
ra, hanno superato le “entrate”. Questo
fenomeno registra una netta controten-
denza in Zona 12, dove la curva grafi-
ca continua a registrare una crescita,
modesta ma costante. Particolarmente
virtuosa se si considera che tutti i Club
registrano un numero di soci ampiamen-
te superiore al numero minimo previsto,
a differenza di tanti Distretti presenti in
Europa, dove numerosi Club corrono
il rischio di accorpamenti o, addirittu-
ra, di chiusure. Il Board ha affrontato il
problema avviando un programma di ri-
strutturazione, riposizionamento, in una
parola, di “Redistricting”.
Il Rotary è profondamente cambiato nel
corso degli anni sotto il profilo numerico
e statistico: di qui la decisione di rivede-
re, studiare, riconsiderare i Distretti del-
la nostra zona, numericamente non più
sostenibili sotto il profilo dell’efficacia
ed efficienza, al fine di ottimizzare la pos-
sibilità e capacità di servizio, nel rispet-
to del Piano Strategico. Molte zone sono
state analizzate, individuate le criticità,
e molti Distretti invitati ad uniformarsi a
queste esigenze provvedendo a fraziona-
re il proprio territorio. Porto un esempio
che ha riguardato il mio Distretto 2090,
allorchè il Board ha deciso lo scorporo
dei 4 Club Albanesi (Tirana - Durazzo -
Korca - Elbasan), a far tempo dal 1° Lu-
glio 2011, riconoscendo loro, dopo una
convivenza ultraventennale, la piena
autonomia, inserendoli in un’area terri-
toriale, balcanica, non ancora qualifica-
ta “Distretto”, ma destinata a diventarlo
non appena verrà raggiunto un numero
di Club e soci rotariani, tali da giustifica-
re la costituzione di un nuovo Distretto.
Non si tratta di separazioni, non si trat-
ta di spaccature, ma di razionalizzare il
servizio in presenza di criticità oggettive
e perduranti. (cfr. p. 53, ndr). Quindici
anni fa il Presidente Luis Giay ci invitava
a “costruire il futuro con azione e lungi-
miranza”. Ricordate? Ebbene: il Rotary
di oggi, il Rotary che stiamo vivendo rap-
presenta quel futuro auspicato allora, ci
costringe ad elaborare progetti adegua-
ti, ci pone nuovi obbiettivi e opportune
strategie per raggiungerli.
Cosa credi abbia frenato la crescita
numerica del Rotary? Credi che ci sia
un limite fisiologico alla crescita con-
tinua, influenzato da quali fattori so-
ciali?
Potrei rispondere con una battuta, che
responsabile della frenata della crescita
numerica del Rotary è… il Rotary.
Mi spiego: la nostra Associazione, rico-
nosciuta come la più antica Associazio-
ne di servizio e da sempre accreditata
del maggior prestigio, ha favorito il feno-
meno dell’Associazionismo, il prolifera-
re di Associazioni ad immagine e somi-
glianza che indubbiamente concorrono
ad influenzare il reclutamento.
Il Rotary non teme, né deve temere
concorrenza! Se mai deve ancor più
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