ROTARY |
settembre 2011
18
ritenersi responsabile e impegnato
nell’affermare e perseguire quelle fina-
lità che lo distinguono, grazie anche ad
uno strumento unico e irripetibile rap-
presentato dalla sua Fondazione. Sono
convinto che notevoli spazi si aprono
allo sviluppo dell’effettivo. Pensiamo
al mondo asiatico, pensiamo alla stra-
ordinaria potenzialità della Cina: un
traguardo, tuttavia, non facile. Il Rotary
non deve farsi influenzare dalle politi-
che delle genti, ma non può rimanere
insensibile in presenza di realtà dove
ancora la libertà è assente o fortemen-
te compromessa. Anche nelle zone che
mi occupano, notevoli sono i margini di
sviluppo ed espansione, sia in zona 12 e
parte della 19, sia, soprattutto, in zona
13
b (Spagna e Portogallo) dove è ingiu-
stificato e insostenibile il permanere di
appena 5 Distretti (3 + 2) in presenza di
una popolazione complessiva di circa 62
milioni di abitanti! Un totale di 352 Club
e 8200 soci. Improponibile il confronto
con Zona 12 e parte della 19, a parità
di popolazione: oltre 800 Club e circa
43.000
soci. La Zona 13b è sotto stretta
osservazione e dovrà adeguarsi, mentre
più che positivo è il bilancio della nostra
Zona 12. Abbiamo, ripeto, vaste aree di
indagine: basta esplorare, scoprire tante
nuove opportunità di servizio. Quando il
piano strategico si pone come obbiettivo
l’innovazione e la flessibilità del Club, la
promozione della
diversità
dell’effetti-
vo, l’attenzione verso i giovani, una “vi-
sion” rinnovata nel reclutamento e nella
conservazione dell’effettivo, ci invita ad
indagare il territorio, a scoprire tanti
nuovi possibili rotariani. L’effettivo deve
svilupparsi in ragione di precise strate-
gie, dopo attento esame del territorio,
libero dalle consuete logiche ancora lar-
gamente diffuse. Il Rotary deve aprirsi ai
giovani, alle nuove professionalità, alla
componente femminile, a quanti hanno
già sperimentato e apprezzato le tante
iniziative patrocinate dal Rotary. Quan-
do parliamo di nuove generazioni non va
taciuta una considerazione, quanto mai
delicata, che assume particolare rilievo:
i costi spesso insostenibili, tuttavia ine-
vitabili, nel rispetto dell’appartenenza
e della partecipazione in sede locale,
Distrettuale, Interdistrettuale, Interna-
zionale.
Oggi tra le priorità si riafferma il prin-
cipio della continuità, coniugato con il
cambiamento e con la necessità di una
facile interpretazione del sistema rota-
riano per l’opinione pubblica. Dal tuo
punto di vista, il precorso è chiaro per
il vertice - che lo ha tracciato - e lo è
anche per i Club?
La continuità non è una priorità di oggi,
direi che avrebbe dovuto rappresentare
una caratteristica del Rotary “da sem-
pre”. Sicuramente si è manifestata in
tutta la sua valenza al passaggio del se-
colo allorchè ha identificato, addirittura,
il messaggio Presidenziale: coerenza,
credibilità, continuità. Il principio della
continuità si è definitivamente afferma-
to, superando la logica della rotazione
che rimane negli incarichi, alcuni peral-
tro pluriennali, ma non nella elaborazio-
ne degli obbiettivi e dei progetti utili a
perseguirli. Pensiamo solo al progetto
Polio”. Quale credibilità avrebbe avuto
il Rotary se quel progetto, quell’obbietti-
vo, oggi quasi raggiunto, non fosse stato
oggetto continuo della nostra attenzio-
ne? Quale impatto, certamente negativo,
avrebbe avuto il Rotary nell’opinione
pubblica! Circa la chiarezza e la cono-
scenza penso che soccorra, sempre e
comunque, il Piano Strategico, allorchè
i Club e i Distretti sono invitati a pro-
grammare gli obbiettivi. Il Piano Diretti-
vo Distrettuale e i Piani direttivi di Club
nascono condivisi, dopo ampio dibattito
all’interno dei Consigli direttivi e delle
Assemblee di Club coerenti con il Piano
Strategico.
Rotary coordinator, Rotary Founda-
tion Coordinator, Public Image Coor-
dinator: tre figure per una missione.
Quale, in tre parole? E con qualche pa-
rola in più, per quali obiettivi di breve,
medio e lungo termine?
Tutto mi si può chiedere, tranne di espri-
mermi in tre parole! Rotary Coordinator:
un ruolo nuovo, voluto dal Presidente
Ray Klinginsmith, confermato dai suc-
cessivi Presidenti, di coordinamento tra
i Governatori, i Distretti, tra il Board e
i Distretti, in stretta collaborazione con
il Coordinatore della Fondazione, il Co-
ordinatore della Pubblica immagine, in
armonia e continuo confronto con il Bo-
ard Director.
Sostenere e aiutare i Club nel processo
di innovazione così come previsto dal 1°
obbiettivo del Piano Strategico, senza
mai tradire i principi e gli scopi del Ro-
tary, nel rispetto delle regole. Progettare
e agire come se Paul Harris dovesse im-
provvisamente comparire, e assistere,
silenziosamente non riconosciuto, a un
Congresso, a un Seminario, a un Forum.
Pur in presenza di inimmaginabili e in-
negabili innovazioni, non dovrebbe mai
restare turbato o contrariato, ma pia-
cevolmente sorpreso e favorevolmente
compiaciuto delle tante novità presenti
in un Rotary necessariamente mutato
nella progettualità, nelle strategie, nel-
la comunicazione, ma sempre coerente
con il suo messaggio, il suo progetto.
Per altro verso riflettevo all’uscita dal-
la rappresentazione del “Mosè” di Ros-
sini, in occasione del recente Rossini
Opera Festival, e mi chiedevo quale il
commento del Maestro se si fosse tro-
vato in sala, spettatore del suo Mosè
dopo quasi due secoli dal debutto al San
Carlo di Napoli. Come avrebbe reagito
alla rilettura del regista Graham Vick:
Mosè che assume le sembianze di Bin
Laden, e imbracciando un kalashnikov,
incita il popolo alla guerra santa, men-
tre figuranti e comparse si aggirano tra
il pubblico e, novelli kamikaze, mostra-
no corsetti esplosivi emananti bagliori
sinistri. La probabile indignazione si
sarebbe immediatamente stemperata
nell’ascoltare quel Mosè “guerrigliero”
intonare con voce eccezionale, le note
Dal tuo stellato soglio”: commoventi,
sublimi, intatte.
Q
1...,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19 21,22,23,24,25,26,27,28,29,30,...68