Rotary | Maggio 2013 - page 56

OPINIONI
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ROTARY
maggio 2013
Non più legame affettivo e leale tra affini che fa condividere
passioni, sentimenti, gioie, vita e persino la morte. Sembra
appartenere al passato la frequentazione continua fatta di
serate, discussioni, reciproche consolazioni oggi, tutt’al più,
un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che, se tutto
va bene, si son visti due volte.
Da qualcosa che le persone con-
dividono a qualcosa che ognuno
abbraccia per conto suo. In-
somma l’evoluzione dell’amici-
zia da relazione a sensazione.
Ho letto da qualche parte che
negli USA, una serie tv di nic-
chia, «In Therapy», ha fatto una
tristissima (auguriamoci infondata) considerazione : «Le fa-
miglie sono ormai andate e gli amici stanno andando via per
la stessa strada». Come dire l’immagine del vero amico, un’a-
nima affine, rara da trovare e molto amata, è completamente
scomparsa dalla nostra cultura? Prima di abbandonarci allo
sconforto, proviamo a fare un piccolo ragionamento.
Quanto detto sin qui ci stimola a riflettere sul valore del
termine “amicizia” nonché sul valore dell’amicizia stessa.
Sulle nostre riviste ci siamo intrattenuti in tanti e più volte
a celebrare l’amicizia, la nostra cara e salda amicizia rota-
riana. Nei nostri club si esalta l’amicizia, quella vera, dove
la “materialità” della stretta di mano si contrappone al bit
“smaterializzato” di una lista di persone eterogenee, dislo-
cate in ogni parte del mondo, di ogni cultura, dove tutti si
dicono “amici” ma che, in realtà, non si conoscono affatto.
Se da un certo punto di vista può sembrare assolutamente
straordinario e affascinante che si possa fare amicizia in così
poco tempo e con sorprendente facilità, specularmente ci
meraviglia come sia facile e terribilmente superficiale fare
amicizia in così poco tempo. Per certi versi è fantastico che
non esistano più distanze geografiche, per altri sconcerta la
facilità con la quale la mia vita privata possa essere oggetto
di qualche forma strana di voyeurismo.
Nella parola amico c’è la radice del verbo latino amo
(as,avi,atum,are) che significa amare. Un amico è infatti co-
lui che ama! (in termini lessicali). Come aggettivo (la parola
amico) invece è riferita a caro, diletto. E allora dico a me
stesso che nulla – assolutamente nulla e mai – potrà sostitui-
re la felicità che mi regala il mio amico quando ci stringiamo
l’un l’altro la mano (quanto appassionato affetto nella mate-
rialità del gesto!) dopo esserci raccontati e confidati.
Per queste ragioni è difficile
condividere certi entusiasmi sul
particolare uso di alcuni mezzi
di comunicazione.
Perché niente come Facebo-
ok raccoglie in sé il meglio e il
peggio della Rete. Per un verso
è un modo rapido ed efficace
di far circolare idee e notizie
aggirando i media tradizionali, ma d’altra parte è privo di
qualsiasi controllo e, in materia di comunicazione, nulla è
più pernicioso della mancanza di verifica delle fonti. In una
prateria sterminata di notizie, c’è un’incontrollabile numero
di menzogne di vario genere, falsi appelli, persino truffe che
oscurano le informazioni importanti. E’ scarsamente convin-
cente poi la tesi che i social network saldino un processo di
dispersione e di atomizzazione della società, per cui la tecno-
logia é venuta incontro alle nuove domande di socializzazione
su scala inter generazionale e globale.
Siamo consapevoli che una società tecnologicamente avanza-
ta offre uno spazio di libertà decisamente superiore a quello
concesso nelle società poco differenziate, dove la qualità
personale e non oggettiva dei legami, ma anche l’omogeneità
sociale, riducono il margine di libertà individuale. La tecnica
standardizzando, miniaturizzando ed economizzando sempre
più gli strumenti della comunicazione, rende semplice tutto
ciò che si può semplificare e crea un sistema aperto e gene-
roso di opzioni , che diventano via via praticabili in base ai
livelli di competenza che i singoli individui sono in grado di
acquisire. E tuttavia quando il livello di competenza è facile
da conseguire al punto da poter azionare i propri desideri e
le proprie pulsioni con un clik , di necessità si genera una
prateria sterminata di adepti che si riconoscono nelle nuove
domande di socializzazione. Insomma siamo al cospetto di
un processo di omologazione sociale favorita dai mezzi di
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