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essica Tuchman Mathews è presidente del Carnegie
Endowment for International Peace, un think tank di
livello internazionale.
Come voce autorevole nell’ambito degli affari internazionali,
Jessica spesso dà consigli ai leader mondiali. In precedenza
ha lavorato come Direttore del Council on Foreign Relations
di Washington ed è stata Vice presidente fondatore e Di-
rettore di ricerca per il World Resources Institute. Nel suo
ruolo di dirigente dell’Ufficio sulle questioni globali presso
il Consiglio di Sicurezza Nazionale, Jessica si è occupata del
problema della proliferazione nucleare, della vendita di armi
convenzionali e dei diritti umani.
Ha fatto parte del gruppo redazionale del Washington Post
dove più tardi ha curato una delle colonne del giornale. Ha
conseguito un PhD in biologia molecolare presso il California
Institute of Technology. Jessica ha rilasciato un’intervista per
la rivista The Rotarian sulla possibilità di realizzare la pace
nel mondo e su come i Rotariani possono aiutare.
Sei stata alla guida del Carnegie Endowment for International
Peace per oltre 15 anni. Quali sono stati secondo te i progres-
si più importanti verso la pace nel mondo in quel periodo?
Questi ultimi 15 anni sono stati piuttosto strani. Si sono com-
piuti alcuni progressi costanti verso un mondo più pacifico,
ma non è stato un periodo in cui si sono fatti dei significativi
passi a livello geopolitico. Forse il cambiamento più impor-
tante è stato l’aumento del tasso di reddito nei Paesi in via di
sviluppo. Con l’aumentare del reddito, l’asse si sposta infatti
verso una maggiore stabilità e meno conflitti.
Che cosa credi sia il più grande ostacolo alla pace?
Varia molto da regione a regione, ma se dovessi sceglierne
uno, è la governance inefficace di un governo che non si
preoccupa dei suoi cittadini. A volte questo può assumere la
forma di aggressione all’estero, ma può portare anche sempli-
cemente a un aumento dell’infelicità in seno ai propri confini
nazionali che produce una rabbia facilmente alimentata dalla
retorica nazionalista o religiosa, per poi sfociare nel conflitto.
Qual è il ruolo svolto da questioni quali la fame, le malattie,
la mancanza di acqua potabile e l’assenza dell’istruzione
nell’ambito dell’instabilità mondiale e dei conflitti?
Quando le persone sentono che i loro bisogni non sono soddi-
sfatti, quando non hanno speranza e opportunità, allora esse
reagiranno. La loro risposta potrebbe non necessariamente
servire i loro interessi, ma passeranno all’azione.
Parlando in particolare delle malattie che rappresentano una
forza destabilizzante, il Rotary e i suoi partner sono più vicini
che mai ad eliminare la poliomielite. Come può la prevenzio-
ne delle malattie aiutare a edificare la pace?
È un fattore chiave per il benessere delle persone, e benes-
sere è appunto la parola più appropriata da usare in questo
caso, a prescindere dal fatto che le persone pensano di poter
in qualche modo realizzare i loro obiettivi. In situazioni pan-
demiche ed epidemiche più gravi, la malattia può portare
al fenomeno dello sfollamento, che costituisce sempre una
forza destabilizzante. Gli sfollati si raggruppano e creano un
onere per le persone della zona in cui si spostano, e questo
spesso si traduce in conflitto.
IL PARERE
DELL’ESPERTO
UNA
CHIACCHERATA
CON
JESSICA
TUCHMAN
MATHEWS
47 global outlook