ROTARY |
dicembre 2012
38
Lavorare allo sviluppo
della resilienza nei
paesi in via di sviluppo
Il 30% della popolazione povera del
mondo vive nei cosiddetti Paesi fragili.
Sebbene i fattori di fragilità siano mol-
to diversi tra loro, questi paesi sono
accomunati dalla carenza di basi fon-
damentali per lo sviluppo nazionale:
buon governo, politiche forti, lavora-
tori qualificati, servizi ed infrastrutture
funzionali, cittadini scolarizzati, una
società civile attiva e un settore privato
competitivo. Altra realtà frequente è co-
stituita dalle guerre civili e di frontiera.
Le persone povere che vivono nelle aree
rurali dei paesi fragili sono particolar-
mente vulnerabili, in quanto possiedono
mezzi limitati per affrontare le situazio-
ni dettate dalla fragilità.
La condizione di fragilità di un paese
può riguardare anche solo alcuni speci-
fici ambiti, oppure essere congiunturale
e non strutturale. In un contesto così
precario, le comunità e le famiglie non
sviluppano resilienza, per cui sono par-
ticolarmente esposte a disastri naturali
o provocati dall’azione dell’uomo. La
speranza di ridurre la povertà e raggiun-
gere gli Obiettivi di Sviluppo del Millen-
nio è quanto mai esigua. L’Agenda di Ac-
cra per l’Azione sottolinea la necessità
di sostenere e aiutare concretamente i
Paesi fragili. Per operare efficacemente
in queste zone, c’è bisogno di un approc-
cio a lungo termine, che tenga conto del
contesto specifico. Per l’IFAD questo si
traduce nel:
s IDEARE PROGRAMMI FLESSIBILI SEPPUR
semplici, che sviluppino le comunità e
le capacità governative;
s CONCENTRARSI PARTICOLARMENTE SULLE
donne, sulle popolazioni autoctone e
sulle categorie a rischio, come gli sfolla-
ti e i soldati di ritorno dalla guerra;
s PRESTARE PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA
mitigazione e alla reazione in caso di
Quale fragilità?
disastri naturali e di conflitti;
s RAFFORZARE LA RESILIENZA IL CONCETTO
di diritti sulla terra e la gestione delle
risorse naturali;
s PREVEDERE PROCEDURE DI COFINANZIA-
mento per ridurre i costi di transizione
dei governi;
s PROMUOVERE UNA CONOSCENZA APPRO-
fondita della terra in cui si opera, av-
valendosi di uffici locali e svolgendo
un’opera di supervisione, che favorisca
lo sviluppo dei programmi e la loro rea-
lizzazione. L’esperienza sul campo ha di-
mostrato che nei paesi fragili i rapporti
di collaborazione e la condivisione della
conoscenza sono fattori determinanti.
Ad esempio, sebbene l’IFAD non sia
un’organizzazione di beneficienza, la co-
operazione con altre agenzie può contri-
buire a trovare l’anello di congiunzione
tra gli aiuti elargiti in situazioni emer-
genziali e le attività di sviluppo. Le nuo-
ve linee guida dell’IFAD per una pronta
risposta ai disastri (Guidelines for Disa-
ster Early Recovery) vanno esattamente
in questa direzione: in effetti, i paesi
che, a causa di varie calamità, hanno
subito una battuta di arresto nel pro-
cesso di sviluppo, rischiano di incorrere
nella “trappola della povertà”, a meno
che non si verifichi una rapida transi-
zione dai semplici “aiuti” ai programmi
di ripresa a lungo termine. Nonostante
la difficoltà oggettiva che si riscontra
operando nei paesi fragili, dimostrata
dalla bassa percentuale di successo dei
progetti di sviluppo, programmi ben
pianificati e gestiti possono aiutare gli
abitanti delle zone rurali a ripristinare i
loro mezzi di sostentamento e ad evitare
che larghe fasce della popolazione scen-
dano sotto la soglia della povertà.
Haiti: fragilità aggravata dalle crisi
Haiti è stata segnata da una forte insta-
bilità politica, da disastri naturali ricor-
renti e da una distribuzione del reddito
fortemente iniqua. La debolezza delle
istituzioni, unita alla mancanza di infra-
strutture e di personale specializzato,
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