ROTARY |
dicembre 2012
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parte di una catena del valore e ogni
anello della catena, potenzialmente,
può accrescere il valore del prodotto.
Nell’ottica dello sviluppo, le catene del
valore sono uno dei possibili strumenti
attraverso cui le risorse del mercato
possono essere usate a vantaggio degli
uomini e delle donne rurali, non sola-
mente dei produttori, bensì anche dei
salariati, dei fornitori di servizi e di
altre categorie.
Gli studi effettuati confermano che
spesso i produttori guadagnano molto
meno rispetto agli altri attori della ca-
tena. I coltivatori di caffè in Uganda,
ad esempio, guadagnavano solamente
lo 0,5% del prezzo al dettaglio effetti-
vamente corrisposto dai consumatori
londinesi. Per quanto riguarda la ver-
dura fresca coltivata in Africa ed espor-
tata in Europa, circa il 27% del prezzo
finale era appannaggio dei rivenditori,
mentre i produttori guadagnavano ap-
pena il 12% sulle taccole coltivate in
Zimbabwe e il 14% sugli ortaggi colti-
vati in Kenya.
Chi controlla la catena del valore?
Per influire sulla catena del valore a
vantaggio dei produttori poveri rurali,
è importante comprendere e conside-
rare i rapporti di potere e i vari agenti
che la controllano.
Questo consente di riconoscere il pe-
so effettivo che i produttori possono
avere sulla quantità, sulla qualità e sui
prezzi lungo la catena. Le diverse tipo-
logie di catena e i differenti gradi di or-
ganizzazione da parte degli agricoltori
forniscono esiti diversi in termini di
prezzi al produttore. Intervenire lungo
la catena di valore spesso significa fare
in modo che i poveri rurali “conquisti-
no posizione” nella catena di valore e
assorbano margini precedentemente
assimilati da altri, tra cui grossisti, tra-
sformatori ed esportatori.
LA DIFFERENZA TRA I MERCATI
TRADIZIONALI E QUELLI MODERNI
Negli ultimi 30 anni, i mercati dei pro-
dotti agricoli e alimentari hanno subito
trasformazioni radicali. Nei Paesi in via
di sviluppo, sono emersi rapidamen-
te modelli più moderni di catena del
valore alla base dei mercati nazionali
e regionali, specialmente nelle aree
urbanizzate. I mercati tradizionali con-
vivono spesso con quelli moderni.
Sebbene la distinzione tra catene mo-
derne e tradizionali non sia sempre
evidente, esistono notevoli differenze
tra i due modelli. Il processo di moder-
nizzazione migliora l’organizzazione,
l’integrazione e la coordinazione delle
catene. Le relazioni tra i vari agenti
tendono ad essere maggiormente codi-
ficate ed istituzionalizzate; peraltro, gli
addetti alla trasformazione dei prodot-
ti agricoli e i rivenditori preferiscono
avere rapporti privilegiati con taluni
fornitori e con un numero limitato di
aziende specializzate. In queste catene
gli standard di qualità sono in genere
più elevati, grazie ai massicci interventi
sulla qualità e sulla sicurezza e ai mec-
canismi di controllo più severi. Altro
elemento importante è costituito dalla
tracciabilità lungo la catena.
Per contro, le catene tradizionali sono
caratterizzate da un minor grado di co-
ordinazione e di ufficialità e presenta-
no numerosi agenti o “anelli”. I modelli
di transazione sono più irregolari e gli
agenti cambiano di frequente. C’è una
minore attenzione alla qualità e alla si-
curezza e i prodotti acquistati e venduti
sono spesso destinati ai consumatori
più poveri, principalmente nelle zone
rurali, ma in una certa misura anche
in
quelle urbanizzate. Il livello dei pro-
cessi di trasformazione e lavorazione
dei prodotti prima dell’immissione nei
mercati è più basso e la tracciabili-
Come vengono assegnate le risorse dell’IFAD
ai paesi beneficiari?
Per distribuire le proprie risorse in forma di prestiti ai propri paesi membri,
l’IFAD utilizza un sistema di assegnazione delle risorse basato sui risultati, de-
nominato PBAS, simile a quello adottato da molte altre istituzioni finanziarie di
sviluppo. Il sistema regola anche le assegnazioni delle risorse destinate ai paesi
sotto forma di donazioni, comprese le donazioni gestite nell’ambito della stra-
tegia di sostenibilità del debito. Il sistema PBAS dell’IFAD assegna le risorse in
base a: popolazione rurale, prodotto interno lordo pro capite e risultati ottenuti
dal paese. Quest’ultimo parametro comprende una valutazione del quadro po-
litico generale, della politica di sviluppo rurale e dei risultati ottenuti dal pro-
gramma di investimento dell’IFAD in ciascun paese. Il PBAS intende assicurare
che le risorse siano destinate ai paesi più bisognosi e in cui le risorse investite
hanno maggiori possibilità di generare risultati reali sul campo. Tale sistema
premia i paesi con i risultati maggiori, ma tiene anche conto delle necessità di
paesi beneficiari che, malgrado gli scarsi risultati ottenuti, hanno bisogno di as-
sistenza. Utilizzando il PBAS, l’IFAD assegna annualmente le proprie risorse in
base a cicli triennali, in linea con il periodo di ricostituzione delle risorse. Tutte
le donazioni per i paesi e tutti i prestiti presentati per approvazione al Consiglio
di amministrazione nel 2010 erano parte delle assegnazioni triennali di risorse
stabilite secondo il meccanismo del PBAS. Anche altre istituzioni usano un
sistema di assegnazione delle risorse in base ai risultati, come ad esempio la
Banca africana di sviluppo, la Banca asiatica di sviluppo, la Banca caraibica
di sviluppo, il Meccanismo globale per l’ambiente, la Banca interamericana
di sviluppo e l’Associazione di sviluppo internazionale della Banca mondiale.
Queste istituzioni finanziarie internazionali utilizzano un sistema che misura
sia i risultati ottenuti sia le necessità esistenti. L’IFAD si riunisce con loro ogni
anno per confrontarsi sui problemi affrontati e sui progressi ottenuti.
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