la comunicazione del corpo, volontaria e involontaria; la co-
        
        
          municazione finalizzata, dalla formativa alla commerciale;
        
        
          la comunicazione contenutistica, quali l'etica e la morale”.
        
        
          “Una delle relazioni che mi hanno particolarmente inte-
        
        
          ressata – interviene sorridendo Camilla, una delle giovani
        
        
          partecipanti – è stata quella tenuta dalla dottoressa Federica
        
        
          Sassaroli: “Laboratorio di Tecniche di Recitazione e Dizione”.
        
        
          La comunicazione teatrale, come ci ha spiegato, è un veicolo
        
        
          potente di trasmissione di idee, ma soprattutto di emozioni
        
        
          e permette di manifestare, nella finzione scenica, contenuti
        
        
          difficilmente esprimibili. In più il giovane che si avvicina
        
        
          al mondo delle tecniche teatrali, acquisisce una maggiore
        
        
          sicurezza di sé nel rapportarsi agli altri e ha occasione di
        
        
          sperimentare nuove e differenti immagini del proprio io, aiu-
        
        
          tandolo in quella difficile ricerca del progetto di sé che, nel
        
        
          periodo compreso tra la pubertà e l'adolescenza, ha notevole
        
        
          importanza nella costruzione della propria personalità. Per
        
        
          questo, prosegue Camilla, nel laboratorio teatrale organizzato
        
        
          da Federica, abbiamo sperimentato: training di rilassamento
        
        
          e concentrazione, esercizi di ritmo e di ascolto, elementi di
        
        
          dizione e uso della voce, e tecniche di improvvisazione tea-
        
        
          trale, quest’ultime molto divertenti”.
        
        
          Saper scrivere con chiarezza, esattezza e semplicità è stato
        
        
          l’argomento presentato da Luigi de Concilio, responsabile
        
        
          didattico alla sua ottava partecipazione. “Anche se non si ha
        
        
          intenzione di diventare scrittore, giornalista o sceneggiatore,
        
        
          – ci ricorda Luigi – scrivere, a scuola come nella vita, serve
        
        
          e servirà comunque, e conoscere l’arte e i trucchi del “saper
        
        
          scrivere” può essere una risorsa straordinaria. La semplicità è
        
        
          il risultato visibile della complessità: questi due termini non
        
        
          sono l’uno l’opposto dell’altro, ma si completano, complesso
        
        
          non vuol dire complicato, semplice non vuol dire facile. La
        
        
          semplicità non è mai casuale, si costruisce. Un buon metodo
        
        
          per costruire un testo semplice passa attraverso tre fasi che
        
        
          precedono la scrittura vera e propria: inventare, organizzare,
        
        
          strutturare”. “L’ansia del foglio bianco – prosegue Luigi de
        
        
          Concilio – non è un’esclusiva di scrittori o giornalisti. A scuo-
        
        
          la una qualunque relazione ci pone di fronte a problemi simili
        
        
          a quelli di un professionista: come selezionare il materiale,
        
        
          come ordinarlo, quale tono usare, da dove iniziare. Chiarezza,
        
        
          esattezza, semplicità si ottengono nella scrittura se un testo è
        
        
          stato prima pensato, progettato, strutturato, reggendosi sulla
        
        
          scelta esatta delle parole”.
        
        
          La gestione del tempo è stato un altro argomento che ha
        
        
          particolarmente interessato i ragazzi. “Lavorando a stretto
        
        
          contatto con i giovani – ha spiegato Luigi de Concilio – noto
        
        
          spesso come lamentino ancora lacune riguardo al metodo
        
        
          di studio, alla gestione del tempo e alla gestione dell'ansia.
        
        
          Fare un po' di prevenzione, sottolineando l'importanza di
        
        
          questi argomenti, potrebbe aiutarli ad affrontare in tempo e
        
        
          senza ansia lo studio e la loro vita personale e professionale.
        
        
          In particolare:
        
        
          - Il metodo di studio: motivazione, lettura, appunti, ascolto,
        
        
          relazioni, uso del materiale didattico;
        
        
          - La gestione del tempo: consapevolezza del tempo e relativa
        
        
          programmazione;
        
        
          - L’ansia: come riconoscerla e imparare a gestirla”.
        
        
          Altro argomento di particolare interesse è stato quello relativo
        
        
          alla memoria. La nostra memoria è qualcosa che ci accom-
        
        
          pagna ogni giorno: nello studio, nel lavoro e nel quotidiano.
        
        
          Le tecniche di memoria esistono fin dall'antichità, ma po-
        
        
          chi le conoscono. Basta fare un po' di ricerca per scoprire
        
        
          che Cicerone utilizzava la tecnica dei Loci e delle Stanze,
        
        
          per ricordare tutte le informazioni di cui aveva bisogno
        
        
          nei suoi discorsi in pubblico. Giordano Bruno e Pico Della
        
        
          Mirandola le utilizzavano per ricordare (a memoria) tutti i
        
        
          testi che leggevano. Acquisire qualsiasi tipo di testo, esame,
        
        
          concorso, dati e informazioni non è solo una questione di
        
        
          strategia, ma è anche un metodo di studio che ciascuno può
        
        
          imparare utilizzando i 4 tipi di “memoria”: memoria visiva;
        
        
          memoria associativa; memoria emotiva; memoria creativa.
        
        
          “La memoria è VISIVA all'83% – interviene Nicolò –, ovvero,
        
        
          ricordiamo meglio tutto ciò che è associato ad un’immagine.
        
        
          Quante volte vediamo una persona e ricordiamo di averla già
        
        
          incontrata? Ricordiamo anche il suo nome? Difficilmente!
        
        
          Questo succede proprio perché il suo volto è un’immagine,
        
        
          
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          62
        
        
          ROTARY
        
        
          aprile 2016