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          ROTARY
        
        
          maggio 2014
        
        
          
            SPECIALE
          
        
        
          Nonostante molti psicologi, sociologi e antropologi abbiano
        
        
          dedicato anni di studio ad analizzare i fenomeni dei bambini
        
        
          di strada e della schiavitù minorile in vari contesti, è difficile
        
        
          avere un quadro completo della situazione.
        
        
          Dal punto di vista metodologico, non esiste una fonte affi-
        
        
          dabile d’informazione. La prassi di intervistare o osservare i
        
        
          bambini stessi è già estremamente difficile in se, anche ove
        
        
          possibile, ed è abbastanza probabile che il ricercatore regi-
        
        
          strerà le non-verità presentate da abili “attori” il cui scopo
        
        
          è la sopravvivenza. Come sintetizzato da Lewis Aptekar, pre-
        
        
          sentare informazioni su se stessi fa parte delle loro capacità
        
        
          che, come quelle degli artisti nomadi, si basa sulla capacità
        
        
          di manipolare il proprio pubblico. Manipolare l’informazione è
        
        
          una funzione psicologica che permette ai bambini di strada di
        
        
          colpire la società che li aveva respinti, mantenendo segreta la
        
        
          loro vita. Spesso infatti i bambini di strada sviluppano un mo-
        
        
          do tutto loro di comunicare (verbale e non), che generalmente
        
        
          risulta tanto più articolato quanto più la popolazione locale è
        
        
          ostile a loro. Un altro modo per “studiare” i bambini di strada
        
        
          sono i test standardizzati la cui somministrazione presenta
        
        
          però un grosso problema. Visto che la corretta interpretazione
        
        
          dei test dipende anche dall’età dei bambini, tale interpreta-
        
        
          zione è fortemente compromessa dal fatto che normalmente i
        
        
          bambini di strada non esistono nei registri anagrafici e quindi
        
        
          non possiamo, soprattutto sul campo, accertare la loro età.
        
        
          Secondo Plan International, ogni anno 51 milioni di bambini
        
        
          nel mondo non sono registrati anagraficamente. Considerando
        
        
          la cronica malnutrizione, gli esiti da abbandono, violenza etc.
        
        
          le caratteristiche fisiche di un bambino possono confondere
        
        
          l’età, anche perché tendenzialmente i bambini dichiarano di
        
        
          essere più piccoli, sapendo che in questo modo hanno più
        
        
          probabilità di ottenere attenzioni e un gesto di carità o di
        
        
          sfuggire alle leggi.
        
        
          Ovviamente i bambini di strada generalmente non sanno ne
        
        
          leggere né scrivere, cosa che ulteriormente limita la quantità
        
        
          degli elementi psicodiagnostici da poter utilizzare.
        
        
          Per quanto riguarda gli strumenti di ricerca etnografici come
        
        
          l’osservazione, è difficile raggiungere la copertura necessaria
        
        
          per quanto riguarda il tempo e lo spazio. Ad esempio, nella
        
        
          stessa città di Rio de Janeiro, la tipologia dei bambini di
        
        
          strada cambia drasticamente tra il giorno e la notte. Lusk ha
        
        
          notato che durante il giorno la maggioranza dei bambini sono
        
        
          maschi dedicati a lustrare scarpe, piccole vendite e lavaggio
        
        
          delle macchine, mentre durante la notte aumenta la percen-
        
        
          tuale delle femmine e ragazzi più grandi, con un contesto
        
        
          sociale diverso.
        
        
          Osservare i bambini in riformatori o nelle strutture di acco-
        
        
          glienza, governative e non, restringe il campione soltanto a
        
        
          quei bambini che accedono a tali strutture, che non sono mai
        
        
          tutti e sono tra i più fortunati. Per l’ultimo, gli aspetti etici,
        
        
          principalmente per le culture anglosassoni, dello studio dei
        
        
          bambini di strada non permettono al ricercatore di analizzarli
        
        
          come formiche nel loro habitat naturale, anche se spesso
        
        
          così definiti dalla popolazione locale, quasi una loro rappre-
        
        
          sentazione sociale trasversale, come “scarafaggi, ratti, ladri,
        
        
          drogati o baby-prostituti”. Sì, vogliamo dire prostituti, perché
        
        
          questo è il “mestiere” che più viene adottato da maschi e
        
        
          femmine, indifferentemente, per sopravvivere, per esistere,
        
        
          per vendicarsi della società che li tiene ai margini, magari
        
        
          consapevolmente infettando di mille malattie i propri “clien-
        
        
          ti”. “Bambini” che innocenti non sono mai stati, per la loro
        
        
          storia e mai lo saranno, per il loro futuro, negato.
        
        
          
            Laura Dryjanska
          
        
        
          PhD, La Sapienza, Roma
        
        
          Facoltà di Medicina e Psicologia
        
        
          CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE
        
        
          STUDIARE I “PROFILI” DEI BAMBINI DI STRADA