BAMBINI DI STRADA
          
        
        
          75  bambini di strada
        
        
          L’infanzia di Rani Hong si è interrotta all’età di sette anni.
        
        
          L’ultima volta che ha visto i volti di sua madre e di suo padre,
        
        
          l’ultimo volta con cui ha avuto contatti con la sua famiglia per
        
        
          i successivi 21 anni. Cresciuta in un villaggio senza acqua cor-
        
        
          rente nel Kerala, India, Hong ha vissuto in casa finché le con-
        
        
          dizioni di salute del padre non si sono deteriorate, così come le
        
        
          condizioni finanziare della famiglia. In preda alla disperazione,
        
        
          sua madre ha chiesto aiuto a una donna di fiducia che si è
        
        
          offerta di portare Hong nella sua casa per educarla e darle da
        
        
          mangiare. Entrambi i genitori facevano visita regolarmente alla
        
        
          giovane figlia, verificando il suo benessere e le cure che veni-
        
        
          vano date alla piccola, finché un giorno gli fu comunicato che
        
        
          la bambina era stata mandata in un’altra città per una migliore
        
        
          educazione. Questa era una bugia: la tutrice di Hong aveva
        
        
          venduto la piccola ai mercanti di schiavi del lavoro giovanile.
        
        
          “Fui portata in un Paese di cui non conoscevo la lingua e dove
        
        
          tutti era stranieri” ricorda Hong. “Ho pianto sperando che mia
        
        
          mamma venisse a prendermi – questo era tutto quello che
        
        
          poteva capire una mente di sette anni.” Traumatizzata smise
        
        
          di mangiare e si ammalò fisicamente e mentalmente. “I miei
        
        
          rapitori mi etichettarono come indigente e morente, questo
        
        
          significava che io non avevo nessun valore nel mercato del
        
        
          lavoro minorile.” L’unico modo per poter ricavare qualcosa da
        
        
          lei, spiega Hong, era quello di metterla nel giro delle adozioni
        
        
          internazionali illegali. Venduta in Canada, fu picchiata, denu-
        
        
          trita e imprigionata – “preparata alla sottomissione” secondo
        
        
          il gergo dei rapitori. Una foto sua di quando aveva otto anni
        
        
          la mostra come una piccola ragazza emaciata con contusioni
        
        
          e segni su gambe e braccia, gli occhi quasi chiusi dal gonfiore
        
        
          delle botte al volto. “Non potevo nemmeno parlare” ci raccon-
        
        
          ta. “Ero completamente annichilita.”
        
        
          Storie come quella di Hong sono comuni. Si stima che circa
        
        
          800.000 persone ogni anno siano rapite e vendute oltre i
        
        
          confini nazionali, 150.000 solo dall’Asia meridionale, ma è
        
        
          molto difficile avere numeri precisi di questa tratta illegale.
        
        
          Alcune vittime sono schiavizzate in bordelli e centri massaggi
        
        
          o costrette a mendicare per le strade, e qualcuno di loro riesce
        
        
          a fuggire.
        
        
          Il destino di Hong svoltò per il meglio quando fu adottata.
        
        
          La donna che se ne prese cura fu una madre eccezionale, un
        
        
          Rotary club la aiutò ad andare al college, e la gracile ragazzina
        
        
          sviluppò un’appassionata fermezza per dar voce alle vittime
        
        
          sulla scena mondiale. Come consigliere speciale alle Nazioni
        
        
          Unite, Hong si batte per i diritti umani e per la riabilitazione
        
        
          dei sopravvissuti. Fa poi parte della Fondazione Tronie, dove
        
        
          lei e suo marito hanno istituito nel 2006 programmi, in 20 Pa-
        
        
          esi, per l’educazione della popolazione al problema del traffico
        
        
          di persone e per il supporto dei sopravvissuti.
        
        
          Lei non dimenticherà mai il suo incubo o le persone che le
        
        
          hanno fatto del male, ma Hong ha velocemente saputo foca-
        
        
          lizzarsi su le persone che l’hanno aiutata, in particolar modo
        
        
          sulla madre adottiva, Nell. Nell la adottò attraverso un’agenzia
        
        
          legittima che inconsapevolmente trattava con i trafficanti, e
        
        
          la portò a casa sua a Olympia, nello stato di Washington. “C’è
        
        
          voluto un po’ per uscire dallo stato mentale in cui ero caduta”
        
        
          racconta Hong. “Lei ha speso tantissimo tempo a giocare con
        
        
          me, per stare con me.”
        
        
          Non capace di scrivere o leggere in inglese, la piccola Hong di
        
        
          otto anni fu inserita in una classe d’asilo per ragazzi con biso-
        
        
          gni speciali. Per aiutarla a socializzare con i bambini della pro-
        
        
          pria età, Nell la iscrisse ad attività sportive extrascolastiche.
        
        
          “Nessuno sapeva cosa fare con me all’inizio,” racconta Hong.
        
        
          “Ma divenni brava nel calcio, e ciò accrebbe la mia autostima.
        
        
          Per questo nei programmi Tronie proponiamo molte attività
        
        
          sportive e artistiche ai bambini recuperati.” Sotto la guida e
        
        
          gli insegnamenti di Nell, recuperò il gap scolastico e la sua vita
        
        
          assunse un ritmo normale. Stava progettando di andare al col-
        
        
          lege quando la questa stabilità fu nuovamente distrutta. A Nell
        
        
          fu diagnosticato un cancro terminale. Quando Nell soccombé
        
        
          alla sua malattia nel 1989, la diciassettenne Hong ha dovuto
        
        
          chiamare a se tutte le sue forze per sopravvivere – di nuovo.
        
        
          “Fu un periodo molto difficile,” ricorda. “Ero sola, a Olympia
        
        
          non avevo parenti da cui andare, non ero in grado di pagare
        
        
          al tempo stesso le bollette e gli studi con il mio lavoro pagato
        
        
          al minimo salariale, così decisi di ritirarmi. Una famiglia della
        
        
          nostra chiesa fermò questa mia decisione e mi permise di
        
        
          STORIE
        
        
          DA VITTIMA A GUERRIERA
        
        
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