BAMBINI DI STRADA
          
        
        
          73  bambini di strada
        
        
          condizionamento del loro modo di pensare e i pericoli per il
        
        
          loro sistema di relazioni sociali sono altissimi (non ci sono
        
        
          soltanto quelli legati all’incitazione alla violenza o gli abusi
        
        
          sessuali); si tratta di rischi tali che la Commissione Europea,
        
        
          dopo aver messo a punto alcuni programmi tra cui quello
        
        
          specifico relativo a Internet Sicuro (Safer Internet) ha sentito
        
        
          il dovere di chiamare alla collaborazione i maggiori provider
        
        
          europei i quali hanno formato dal 2011 la cosiddetta CEO Co-
        
        
          alition, un’alleanza tra produttori (le Top Tech & Media Com-
        
        
          panies) che si è impegnata nella salvaguardia dei piccoli. Il
        
        
          principio fondamentale che ispira queste azioni, ribadito dagli
        
        
          Amministratori delegati delle imprese di settore, è molto sem-
        
        
          plice: quando si tratta dei problemi riguardanti i bambini, ciò
        
        
          che conta deve essere la cooperazione, non la concorrenza. A
        
        
          questo va aggiunto l’impegno congiunto, delle Autorità euro-
        
        
          pee e delle imprese, ad aiutare in ogni modo i genitori e gli
        
        
          insegnanti nella loro azione di orientamento e di educazione.
        
        
          Nel 2005 il prof. Suterland dell’università di Londra fece una
        
        
          sfida e invitò i suoi studenti della facoltà di lettere a ridurre
        
        
          il grande romanzo di Joyce, l’Ulisse, in 160 battute, che è la
        
        
          capacità di un messaggio sms. È la sua lunghezza minima.
        
        
          Questa sfida, annunciata su Internet, ha dato vita a un gioco
        
        
          molto alla moda che coinvolge giovani in tutto il mondo: il
        
        
          gioco del “pensiero corto”. È il gioco di ridurre nello spazio
        
        
          di un messaggio sms i grandi romanzi e le grandi opere di
        
        
          pensiero; da  “Moby Dick” di Melville a “Il Capitale” di Carlo
        
        
          Marx. Il successo di questo esperimento è stato possibile,
        
        
          hanno commentato in Francia, perché il nostro pensiero è
        
        
          ormai diventato debole; e dopo essere diventato debole ora
        
        
          diventa anche corto. Il pensiero corto, dicono alcuni studiosi
        
        
          (es. il francese Michaud), prevale perché noi viviamo in un
        
        
          mondo sincopato che vive con gli spot, gli zapping, le email,
        
        
          i video clip, il chat telematico, i cartelloni pubblicitari ed,
        
        
          appunto i messaggi SMS. Con questi strumenti tutto viene
        
        
          ridotto a qualcosa di breve: un grande avvenimento, una
        
        
          grande cultura sono come spezzettati e il giovane, viaggiatore
        
        
          moderno, passa da una cosa all’altra vedendo e conoscendo
        
        
          tutto in breve, con l’illusione di aver compreso tutto. Il suo
        
        
          linguaggio breve, riflette il suo pensiero corto che, in questo
        
        
          mondo così organizzato, è l’unico contatto con la realtà. Il
        
        
          pensiero corto prova a semplificare la complessità, respinge
        
        
          ogni visione sistemica; si illude di conoscere il mondo ma in
        
        
          realtà non lo conosce affatto. Questo è il tipo di cultura che,
        
        
          soprattutto nel mondo occidentale, stanno vivendo sempre di
        
        
          più i giovani del nostro tempo.
        
        
          Non vi è dubbio, allora, che il fronte della “mediasfera” è
        
        
          quello dove si aprono indubbiamente tante opportunità, ma
        
        
          dove si esercitano anche tante forme di violenza sui bambini
        
        
          che solo un diverso esercizio della responsabilità da parte
        
        
          degli adulti potrebbe quantomeno limitare e contenere. Certo
        
        
          sono violenze meno evidenti di quelle legate alla fame, alla
        
        
          povertà, all’abbandono; ma non sono per questo meno tragi-
        
        
          che perché incidono sul profondo della natura di un bimbo,
        
        
          condizionandolo per tutto il resto della vita.
        
        
          
            Marco Ricceri
          
        
        
          Segretario Generale Eurispes