Rivista Rotary | Dicembre 2014 - page 28

INTERVISTE
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ROTARY
dicembre 2014
è stata di una grande volontà di trasformazione. In tutti i
distretti ho incontrato una realtà fatta di leader; imprendi-
tori, professionisti, che mi hanno consentito di scoprire un
mosaico di notizie, di situazioni, di testimonianze che può
contribuire a dare del Rotary un’immagine tutt’altro che
subalterna, ma dotata di forte capacità innovativa e questo
mosaico può diventare concretamente diffusivo dei valori che
animano una leadership in grado di abbattere il pregiudizio e
ridare la percezione giusta della nostra organizzazione.
Come si legano i temi della leadership e dello sviluppo
dell’effettivo?
Credo fortemente che una leadership diffusa sia l’unico stru-
mento capace di creare un ambiente in grado di portare al
reclutamento e alla conservazione. I presidenti cercheranno
di ottimizzare le operazioni dei club per la crescita dell’effet-
tivo, ma una leadership diffusa è l’unico strumento efficace
ed etico per rendere attraenti i club e ottenere risultati e
soprattutto per cercare e trovare nuovi soci fra i tanti giovani
leader trentacinque/quarantenni che sono interessati a ren-
dere il mondo un posto migliore.
Ci sono margini di crescita nel binomio leadership-diver-
sity?
Fatico a comprendere cosa significhi binomio leadesrship-di-
versity. Per me un leader è un leader indipendentemente
dal genere. Penso che dobbiamo smettere di pensare alle
donne come ad un che di esotico, senza peraltro mai volerci
veramente scommettere (discorso che vale comunque anche
per i giovani). Ciò che conta è la capacità di creare valore
immettendo intelligenze nell’organizzazione per non perdere
quella valenza professionale che è nostro valore fondante se
vogliamo continuare ad esprimere presenza nella società.
E come si lega il tema della leadership con quello delicato
e importante dell’immagine pubblica?
Se ognuno di noi è modello professionale, il peso del nostro
lavoro è importante, per cui la nostra leadership ci dà la
possibilità di chiarire i nostri pensieri, di esprimerli e di sot-
toporli al confronto. Per questo credo che la nostra leadership
sia elemento da affiancare alla nostra attività di servizio per
rendere ancora più efficace la diffusione della nostra imma-
gine. Essere leader e far sapere che lo siamo è importante
non tanto per essere lodati e gratificati, quanto per essere
riconosciuti come organizzazione che si adopera in maniera
professionale ed efficace a favore di chi ha bisogno e conno-
tati come partner validi ai quali dare aiuto da parte di chi ha i
mezzi finanziari per farlo e come struttura tale da poter essere
affiancata anche per progetti di ampia portata.
Trovi che l’Italia sia pronta per una nuova forma di
espressione di leadership rotariana?
Se per Italia si intende il sistema Paese, credo che non
solo sia pronta, ma necessiti della leadership rotariana. La
leadership rotariana non deriva dalle gerarchie ma è moto
dell’intelletto e questo induce a superare le differenze, a fo-
calizzarsi sui problemi e sul modo di risolverli. È uno stile che
probabilmente manca alla politica. Nella nostra associazione
la leadership è un esercizio complesso, perché è individuale
e al tempo stesso collettivo, perché è globale ma anche locale
e questi valori, in apparenza antitetici, sono in realtà co-valori
con il resto della società. Per questo noi dobbiamo confron-
tarci con le istituzioni in una logica che superi quella della
rappresentanza politica, ma in spirito di volontariato, metten-
do insieme quelle risorse intellettuali e anche materiali che
sono esclusivo frutto della nostra leadership di servizio.
Se per Italia invece si intende quella rotariana, come già
detto in precedenza, il mio viaggiare da eternauta nel mondo
dei vari distretti mi ha fatto recepire una base assolutamente
incline a nuove modalità di leadership rotariana. Dobbiamo
però purtroppo ancora lavorare per eliminare una certa morsa
omeostatica di coloro che, per incapacità di aggiornarsi e
scarsa volontà di formarsi al nuovo, si oppongono al cambia-
mento.
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