Rivista Rotary | Maggio 2016 - page 42

Giuseppe Perrone
è na-
to a Mormanno nel 1951.
Ha frequentato la facoltà di
ingegneria elettronica, pri-
ma a Pisa e poi a Bologna,
dove si è specializzato in
automazione della produ-
zione e analisi del lavoro.
Per anni ha svolto il doppio
lavoro di professore ordi-
nario di informatica industriale e di dirigente d’azienda. Ha
avuto l’opportunità di applicare tecnologie di frontiera in
diversi settori. Dal 1999 socio del Rotary Club Roma Ovest e
dal 2001 membro del consiglio direttivo. In veste di colla-
boratore del Distretto ha realizzato il primo Ryla residenziale.
È PHF.
Quali iniziative a favore dei giovani avete effettuato in
quest’anno?
Quest’anno, oltre al RYLA distrettuale e a quello organizzato
da 5 club romani sul metodo della Mediazione, ci sono state
iniziative di successo. Tra tutte: il Forum sul bullismo e cyber-
bullismo; la borsa di studio post-laurea triennale; il concorso
“New Good Agency”; e lo Scambio Giovani (partecipanti: 7
club sardi e 2 romani).
Quali di queste iniziative sono state condivise con il
Rotaract e con quali risultati?
Con il Rotaract in pratica tutte. Durante i RYLA, alcuni relato-
ri saranno rotaractiani.
Quali politiche sono state messe in atto per sostenere
la leadership dei giovani?
Considerando le singole professionalità, abbiamo inserito i
giovani in molteplici lavori. Noi siamo per una visione ampliata
della vita operativa dove l’intuito, la disponibilità, l’umiltà sia-
no i padroni: ecco la politica giusta per sostenere la leadership
del giovane d’oggi, perché cerchi - e, trovi - un posto nella so-
cietà e, conseguentemente, sconfigga l’incertezza galoppante
nel suo intimo. Intuito, disponibilità, umiltà, sono, appunto,
queste le tre scelte politiche che abbiamo messo sul tavolo,
perché i cosiddetti “adulti” accolgano i giovani con fiducia
vera e incondizionata - non, semplicemente, dichiarata.
Come motivare una maggiore partecipazione dei giova-
ni nel Rotary?
Dando spazio alle loro idee e alle loro realizzazioni. Conside-
rando la mutata realtà nelle attività lavorative e l’alto tasso di
scolarizzazione, il procedere della tecnologia e l’affievolirsi
delle distanze; dando ascolto alla loro sete di partecipazione e
aprendo la cabina di cristallo che “i rotariani anziani” si sono
creati attorno.
Se fossi rotaractiano…
Convinto che il Rotary abbia un grande futuro, frequenterei i
coetanei con l’animo già “rotariano” (magari senza saperlo) e
gli stessi rotariani “aperti ai giovani”. Darei importanza al fare
per il bene del mondo, puntando sulla soddisfazione che si
riceve come protagonisti e, non da semplici spettatori. Punte-
rei sul distinguersi nella comunità per l’apporto professionale
fornito sui progetti relativi alle aree previste.
Il Rotary tra 10 anni? E tu nel Rotary tra 10 anni?
Sarà un’associazione con le usanze tipiche di zona mantenu-
te, ma aperte “al nuovo che avanza”. Sarà ancora in prima
linea nel difendere la salute e nel frequentare le nuove pro-
fessioni e i rinnovati mestieri. Nella zona del Mediterraneo,
manterrà un buon livello partecipativo nella cultura - resterà
un segno distintivo. Io mi vedo adatto “al Rotary tra 10 anni”,
ma lo sarò effettivamente soltanto se seguirò la lieve sterzata
dei modelli operativi e sociali. Non credo nell’aumento nume-
rico dei soci, ma in quello qualitativo. Penso a meno conviviali
e a molti incontri operativi tra i soci: più presenza in zona e
consegna dell’esperienza ai giovani.
FACE TO FACE
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ROTARY
maggio 2016
D.2080
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Accogliere i giovani con
fiducia vera e incondizionata.
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